Il Napoli, non impegnato nelle Coppe europee, apre la settima giornata di campionato. Finora al “Maradona” sono arrivate solamente vittorie, ma l’avversario odierno (il Como di Fàbregas) viene da due vittorie consecutive, che hanno generato grande euforia in riva al Lario. A proposito di entusiasmi. Il primato, seppur dopo poche partite, ha prodotto nell’ambiente partenopeo un rinnovato fervore, alimentando ambizioni di altissima classifica. Non a caso, Conte, nella consueta conferenza stampa della vigilia, ha calmierato un po’ tutti. Ad arricchire i temi del posticipo, la Lega Serie A consegnerà proprio al tecnico salentino prima del fischio d’inizio il premio di “Coach Of The Month” per il mese di settembre. Vediamo allora com’è andata…

Caprile: 6

Questa estate si è trovato davanti a un rebus complicato da decodificare. Continuare l’esperienza in prestito all’Empoli, ordinata catena di montaggio del talento. Oppure accettare di affiancare Meret. L’infortunio dell’Airone friulano ha messo a nudo la bontà di una scelta apparentemente incomprensibile: l’incubo di appassire in panchina. Con Elia che però ha subito dimostrato di essere spendibile su certi palcoscenici. Stasera impegnato poco. Vola inutilmente proteso in tuffo sulla sassata di Strefezza che spacca il palo. Nulla può sul diagonale del momentaneo pareggio.

Di Lorenzo: 6,5

E’ tornato ad essere uno dei terzini destri più dominanti d’Europa. Perché il suo dinamismo in fase di costruzione gli permette una certa mobilità, che sfrutta partendo in progressione sulla fascia, oppure esplorando il corridoio centrale, offrendo ulteriori linee di passaggio ai compagni nella costruzione della manovra. Uno scenario che richiede coraggio. Magari è passato inosservato il lavoro di grandissimo sacrificio fatto in quella mezz’ora in cui il Como ha preso possesso del gioco, palleggiando nei denti dei padroni di casa: là il capitano si è associato a Paz con la convinzione di assorbirne comunque gli inserimenti.

Rrahmani: 6

Non rinuncia mai ad accorciare la distanza su Cutrone, tentando di sporcare le linee di passaggio, a caccia dell’anticipo. E’ pur vero che sta beneficiando della sicurezza garantita dalla vicinanza di Buongiorno, palesando anche un evidente miglioramento pure in fase di costruzione.

Buongiorno: 6

L’ex centrale del Torino deve essere considerato il simbolo del nuovo corso difensivo. Quantomeno dal punto di vista del controllo diretto e delle marcature preventive. Sa orientarsi sull’uomo di riferimento – Cutrone, un attaccante di grande impatto fisico, nondimeno, assai dinamico nel muoversi in orizzontale lungo l’intero fronte offensivo – così com’è in grado di rompere la linea e disinnescare la minaccia lontano dalla propria area.

Olivera: 6

Se il Napoli non ha risolto il problema del laterale mancino che si porta dietro da quella maledetta serata di Champions in cui Ghoulam si fracassò il ginocchio un motivo ci sarà. In ogni caso, Olivera può diventare un profilo adatto ai bisogni azzurri. Più significativo il rendimento difensivo che nel contributo offerto in fase di spinta, sicuramente meno vivace. Nella contrapposizione con Strefezza ci ha messo comunque una certa attenzione, ma il brasiliano ha spinto con qualità, andandosene spesso e volentieri.

(dal 87’ Spinazzola: s.v.)

Garbage timee poco altro.

Anguissa: 7

Da qualche settimana ha messo il pilota automatico. E le sue qualità stanno lasciare un segno tangibile sui destini della squadra, rimettendo in sesto una carriera che lo scorso anno pareva indirizzata sul viale del tramonto. Tocca tanti palloni nei corridoi centrali, allentando la pressione comasca nei periodi caldi della partita. Viene coinvolto per consolidare il possesso e dopo esprime liberamente la sua proverbiale abilità nel posizionarsi dietro la mediana di Fabregas.

Lobotka: 7

Non il semplice giocatore di “sistema”, cui affidare la prima costruzione. Da tempo s’è preso con naturalezza la leadership del centrocampo. Ormai vuole avere costantemente il pallino del gioco. La sua abilità nelle letture rimane tutt’altro che inusuale; non passa inosservato il fatto che governi a proprio vantaggio la voglia dei lariani di pressare.

(dal 90’ Gilmour: s.v.)

Innegabile che sia il profilo ideale per cucire il gioco, poiché ama arretrare il proprio raggio d’azione piuttosto che stazionare al limite dell’area. Accorciare in zona palla, e ricevere sui piedi le sue armi predilette. 

McTominay: 7

Il Napoli ha pescato dal mercato una delle sorprese di questa stagione: era obiettivamente complicato immaginare quanto potesse incidere immediatamente sulle sorti della squadra. Magari nemmeno una parte dei tifosi se l’aspettavano talmente impattante. Ha quel modo di muoversi elegante ed al contempo travolgente, come tutti i calciatori oltre il metro e novanta che non giocano in porta. Emblematico l’inserimento che propizia l’1-0. Nondimeno, le volte che tocca palla sembra poter incidere in maniera decisiva, verticalizzando chirurgicamente. Sarà la precisione nel tocco, senza fermarsi a pensare o la facilità con cui si butta nello spazio tra Sergi Roberto e Dossena, agendo quasi da seconda punta.

Politano: 6

Fadera sembra semplicemente complicato da disinnescare, troppo a proprio agio con la palla sulla fascia. Il gambiano prova a sottrargli la lucidità necessaria, facendo progredire l’azione dei blu con grande efficacia. Matteo lavora in funzione del collettivo. In ogni caso, nei ribaltamenti, riesce a scrollarselo di dosso. Tocca un numero elevato di palloni, che si traduce in un volume significativo di dribbling e virate, per le quali ha un istinto finissimo.

(dal 78’ Mazzocchi: s.v.)

Si sta rivelando uno di quegli innesti che rendono tutti felici e contenti: l’allenatore ed i compagni. Garantisce copertura e se decide di mettersi in proprio, quando alza la testa e vede un barlume di luce tra le linee all’altezza della trequarti, va che è una bellezza.

Lukaku: 7

Tipico centravanti posizionale, che dimostra quante utilità diverse può dare uno con le sue caratteristiche. Quando la squadra va in difficoltà resta lucido e se la carica sulle spalle, quadrato e spigoloso come un tight end della NFL. Diventando il principale riferimento là davanti per i compagni. Libero di ricevere direttamente il lancio dalle retrovie e fare a sportellate con Kempf, senza tuttavia perdere l’istinto del killer negli ultimi sedici metri. Questo non è soltanto merito della fisicità con cui tiene lontano il difensore lariano: entra nell’azione del vantaggio, segna il rigore e assiste Neres per il terzo gol. Pretendere altro è follia.  

(dal 87’ Simeone: s.v.)

Ci mette sempre la garra, come piace fare agli argentini con “los huevos”. Cattivi agonisticamente e ferocemente applicati nel dare un contributo concreto alle fortune del gruppo.

Kvaratskhelia: 6

Non ha bisogno di chissà quali spazi per diventare pericoloso: tenta di crearseli da solo con le sue progressioni. Ma Van der Brempf è un duro, e picchia il giusto. Raramente contribuisce ad abbassare la linea difensiva del Como, che però quand’è costretta ad assorbire quelle sue giocate improvvisate, con cui strappa in conduzione, portando il pallone nell’ultimo terzo di campo, per i lariani sono dolori. Oggi bene solo a tratti.

(dal 78’ Neres: 6,5)

Attualmente in uscita dalla panchina riesca a esprimere al meglio le sue potenzialità. La sensazione che col pallone tra i piedi faccia succedere sempre un mucchio di cose positive. Anche se dirottato a sinistra. Lecito a questo punto, porsi due domande. Innanzitutto, se sia possibile prendere le misure al suo ipercinetismo tecnico. E ancora, è solo questione di tempo, prima che Conte gli dia lo spazio negato finora?

Allenatore Conte: 6,5

Con questo positivo inizio di stagione sta scolpendo l’identità tattica del Napoli sulla scorta di principi granitici dalla quale ripartire per tornare competitivi in campionato. Con i cambi che valorizzano le qualità dell’intera rosa. E’ lui il cuore pulsante di un progetto assai ambizioso, teso alla rinascita immediata, nient’affatto scontata dopo il deludentissimo post-scudetto. Presto per dire se ci riuscirà. Ma sembra sulla buona strada; si percepisce una crescita esponenziale, con canonici alti e bassi. Gli azzurri esprimono un calcio propositivo. Pur senza rinunciare in alcuni momenti ad attestarsi su un baricentro medio. Condizione che determina un’inevitabile sofferenza in alcuni segmenti della gara. D’altronde, quando attacca il Como costringe a difendersi a cinque, perché Politano deve abbassarsi per assorbire Fadera, affinché Di Lorenzo possa accoppiarsi con l’indiavolato Paz. A quel punto, Cutrone scivola e occupa il mezzo spazio di sinistra, tra i due centrali, con Strefezza che stringe e si allinea, nel mezzo spazio opposto.

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