Napoli a caccia di un pronto riscatto dopo il traumatico esordio di Verona. Bisogna scacciare i pensieri negativi e riportare il sereno in un ambiente potenzialmente burrascoso, carico di aspettative finora parzialmente deluse: da una squadra senza identità e orgoglio, in campo. Dalla società titubante al calciomercato. Anche se in ottica nuovi arrivi, pare che la prossima settimana potrebbero esserci delle novità. Insomma, siamo solo alla seconda giornata, ma già servono risposte confortanti dalla sfida col Bologna, per dimostrare che il 3-0 del Bentegodi è stato un semplice episodio. Vediamo com’è andata…
Meret: 6
Si guadagna la pagnotta grazie alla risposta reattiva su Castro nel primo tempo. E’ attento sul tiro dalla distanza di Miranda, nella ripresa. Poi tatticamente amministra situazioni di palla lunga giocata dal Bologna alle spalle della linea difensiva. Disinnesca le imbucate, accorciando in avanti, ben oltre l’area piccola. Non perde freddezza quando l’area si intasa.
Di Lorenzo: 7
La posizione in cui è impiegato per ora – da “braccetto” destro -, gli affida compiti difensivi specifici. In primis, la copertura della zona di competenza. Visto che da quelle parti transita Ndoye. Nondimeno, coerentemente comunque con le sue caratteristiche, si propone spesso in avanti con intensità. Macina chilometri con intelligenza, dimostrando attenzione e precisione. Si inserisce con una lunga corsa alle spalle della linea, per raccogliere il cioccolatino che gli serve su un piatto d’argento Kvara: stop di destro e conclusione mancina. La pace tra il capitano e la sua gente viene formalmente sancita così.
Rrahmani: 6,5
Castro è un cliente scomodo, ma il kosovaro non si tira certamente indietro. E l’attaccante fatica enormemente a trovare spazi e rendersi pericoloso. Si fa ampiamente rispettare pure nella guida della linea all’atto di impostare, collaborando fattivamente con Lobotka nella costruzione bassa. Si distrae nell’unica occasione concessa al Bologna, con Castro che gli taglia troppo facilmente alle spalle. Poi rintuzzato da Meret.
Buongiorno: 6,5
Evidente che la sua assenza al debutto abbia generato una influenza negativa sull’atteggiamento difensivo collettivo. La feroce attenzione che mette nel controllare Castro è indispensabile quindi per cementare la retroguardia. Sfoggia un repertorio arricchito da chiusure pulite e qualche sportellata, sempre attuali per prendere le misure all’attaccante e chiarirgli chi comanda.
Mazzocchi: 6
Non si può discutere sulla voglia di prosciugarsi, inseguire ogni pallone e avversario che passino dalle sue parti. Però, talvolta si intestardisce nel tentare giocate che gli riescono meno bene. Il risultato è uno sviluppo non sempre fluido della manovra sulla catena destra. Perché ha gamba tonica e voglia di andare. Come in occasione della prepotente azione iniziale con cui serve l’assist a Raspadori, sprecato dall’ex Sassuolo. Ma i fondamentali del ragazzo originario di Barra, specialmente nello stretto, lasciano assai a desiderare. Il problema di fondo rimane la sua adattabilità da titolare nel lungo periodo. Forse non è quello che serve al Napoli, bisognoso di un tuttafascia evoluto e determinante anche offensivamente. Al momento, rimane una situazione di ripiego.
(dal 76’ Spinazzola: s.v.)
Entra per dare il suo contributo alla causa. Porta ossigeno sulla strada verso il traguardo, piazzandosi a destra.
Anguissa: 7
Si è messo a disposizione di Conte con generosità, assecondando la scelta di un modulo diverso, mediana a due anziché il classico centrocampo con regista e mezzali. È chiaro che questa sorta di equivoco tattico contribuisce a complicargli un po’ la vita. Adesso le funzioni richieste, uno spazio decisamente maggiore da coprire, in ampiezza e profondità, lo obbligano a fare tantissime cose, sia con la palla che senza. Il camerunese è leonino, come la sua chioma. Lotta e governa. E non finisce mai per perdere lucidità.
Lobotka: 6,5
Chiaramente c’è un abisso tra il pivote slovacco ed il compagno di reparto. Stiamo parlando di profili completamente diversi. Che Conte sta cercando di rendere complementari. Si distingue per essere uno dei migliori negli aspetti meno spettacolari del gioco. Sfrutta le sue caratteristiche peculiari, ovvero l’abilità nelle letture, associata alla selettività nei passaggi, mai banali ed al contempo, con basse percentuali di rischio, per produrre giocate vantaggiose. Generando dal nulla linee di passaggio pulite per i compagni.
Olivera: 6
Se vuole trovare spazio con continuità deve occupare il ruolo, interpretandolo in maniera propositiva, lui che invece è stato riciclato da Marcelo Bielsa nella recente edizione della Copa America da braccetto mancino. C’è ovviamente il grosso asterisco del contesto tattico differente. Ma per attitudine, nell’arco della sua esperienza professionale all’ombra del Vesuvio, l’uruguagio è parso timido in fase di spinta e leggerino nelle marcature preventive. Oggi però ha tenuto bene Orsolini, che è un cliente nient’affatto comodo. E ha ribaltato l’azione palla al piede con personalità.
Politano: 6,5
Sta attraversando sicuramente un momento difficile, comprensibile per chi, da titolare indiscusso, ha compreso che il contesto intorno a lui cambia radicalmente con l’arrivo di Neres. Eppure, a sprazzi, palesa quello che può essere considerato il suo calcio ideale: saltare l’uomo partendo in isolamento dall’esterno, puntare la porta palla al piede per cercare poi il tiro ad alta risoluzione oppure lo scambio sul breve, chiamando l’uno-due col compagno vicino. Sfiora il vantaggio al 21’ con un diagonale che esce di un soffio, al culmine di un coast to coast di Olivera. Ci prova anche altre volte, sempre murato sul più bello. Entra nell’azione davvero da applausi dell’1-0. Esce stremato.
(dal 87’ Neres: s.v.)
Garbage time e null’altro. Ma in quei pochi minuti ha fatto un paio di cose buone da subentrato, massimizzando tutto il suo talento, messo a disposizione di Simeone, con finta di corpo e sterzata micidiale in un fazzoletto, che spinge a qualche spunto di riflessione. Ovvero, se merita immediatamente spazio. Oppure proprio in uscita dalla panchina, come cambio di lusso, tipo sesto uomo nella NBA.
Kvaratskhelia: 7
Oggi tutto di uno: gol, assist e pure traversa. Condensa il suo talento puro, quella innata capacità di essere un offensive player autosufficiente, che usa il dribbling come un mezzo per creare superiorità numerica e andare in verticale, integrandolo nel sistema di Conte. Offrendo così grande varietà alle opzioni offensive. Può farlo occupando stabilmente gli “half spaces”. Oppure sovraccaricando la fascia. A quel punto, ammalia i tifosi napoletani, oltre a irritare in egual misura la difesa rossoblù. E per Posch, che cerca disperatamente di assorbirne gli strappi in conduzione, sono dolori. Il tunnel con cui si libera della sua marcatura spezzando il raddoppio dell’accorrente Aebischer è pura poesia.
Raspadori: 6
Un vero enigma. Nel senso che sul suo ruolo ci sono infinite discussioni. Dimostra di avere limiti cronici da centravanti puro, dove appare del tutto scolorito. D’altronde, nei primi 5’ ha nei piedi due nitide occasioni da rete, che fallisce clamorosamente. Guardarlo là davanti lascia un senso di incompiutezza. Tuttavia, il suo stile si incastra con le richieste dell’allenatore, consapevole che perde presenza negli ultimi sedici metri. Ma guadagna in termini di fluidità le volte che Jack si abbassa per cucire il gioco. Resta l’amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato se l’avesse sbloccata subito.
(dal 83’ Simeone: s.v.)
Conte cerca di dare una scossa offensiva inserendo El Cholito. L’argentino entra bene in partita, trasmettendo elettricità: solita garra nel pressare convulsamente i centrali bolognesi. Ma non fossilizzandosi nel venire sempre incontro al possessore, può spendersi in situazioni da punta centrale. Con responsabilità unicamente da finalizzatore. Genera o dopo finalizza il 3-0. Prima scippando letteralmente il possesso al Bologna, che sta facendo trascorrere il tempo col palleggio. Poi satura l’area e raccoglie l’assistenza di Neres.
Allenatore Conte: 6,5
Nonostante siamo solamente alla seconda giornata di campionato, l’atmosfera del pregara al “Maradona” sembra già abbastanza cupa. Le facce tristi sugli spalti suggeriscono dunque di iniziare a fare punti. Ergo, il Napoli deve rincorrere, se non vuole rischiare di compromettere definitivamente gli entusiasmi pre-Verona. Anche se l’allenatore deve ancora sperimentare soluzioni alternative alla squadra che ha in testa, tutt’ora priva del centravanti titolare. I suoi uomini reagiscono bene alla scialba prestazione dell’esordio. Oggi gli azzurri hanno dato la sensazione di una notevole evoluzione tecnico-tattica. Squadra solida e compatta, che ha fatto fatica solamente in talune circostanze a esplorare la profondità, causa il pressing ultraoffensivo predisposto nella ripresa da Italiano. I movimenti collettivi con cui viene costruito il vantaggio valgono da soli il prezzo del biglietto. Interessante l’idea di raddoppiare sistematicamente Ndoye, con Politano o Di Lorenzo a collaborare con Mazzocchi, per disinnescare le velleità dello svizzero.
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