Meret: 6
Nelle ultime partite ha fatto (quasi…) da spettatore non pagante, limitandosi a gestire l’ordinaria amministrazione, e poco altro. Oggi, invece, ha ricominciato ad essere attore co-protagonista, almeno nel primo tempo, nelle uscite alte in area piccola o tra i pali. Allunga la traiettoria con eleganza minimalista sulla conclusione dalla distanza di Haas. Poi torna a guardarsi la partita.
Di Lorenzo: 6,5
Rende possibile qualsiasi variazione allo spartito, avendo caratteristiche tali da evitare la ripetitività nella giocata in ampiezza. Non permette dunque di impaludarsi nella solita sovrapposizione, talvolta prevedibile quando Lozano mette in ombra Parisi. A quel punto, preferisce attaccare lo spazio interno, diventando difficilmente contrastabile da Marin. Nella baraonda finale imbastita dai toscani, mantiene posizione in copertura e calma certosina.
Kim: 6,5
Reattivo nella marcatura dei due attaccanti schierati inizialmente, in apparenza interessati più a schermare linee di passaggio pulite verso Lobotka, che rendersi veramente pericolosi. Si concede il lusso di andare a saltare sui corner: una volta va talmente in alto, da surclassare le mani protese del portiere, centrando la traversa. Con l’ingresso di Caputo e la successiva espulsione di Mario Rui, Zanetti alza decisamente il baricentro, per schiacciare il Napoli all’indietro. Costretta a una strenua difesa posizionale, la capolista si affida alla praticità del coreano, che si erge a dominatore del reparto arretrato.
Rrahmani: 6,5
Intenso e aggressivo su Satriano, che mura in maniera salvifica a pochi metri da Meret, all’alba del secondo tempo. Rispetto a Piccoli, pachidermico e macchinoso, i movimenti del neoentrato Caputo lo obbligano a prestare maggiore attenzione nelle marcature preventive. Il kosovaro se la cava egregiamente.
Mario Rui: 5
Ha un approccio assai propositivo alla gara. Privilegia il dinamismo, alimentandolo con intuizioni che gli suggeriscono di alzarsi sulla linea di Lobotka, in posizione di mezzala, collaborando al consolidamento del possesso. Nella risalita della palla dal basso diventa quindi una sorta di centrocampista aggiunto. Mentre in fase difensiva fa di necessità virtù e si arrangia con mestiere su Ebuehi, che ha gamba tonica, non volendo concedergli assolutamente campo. Rovina inopinatamente una prestazione impeccabile, con uno stupido fallo di reazione, da psicopatico calcistico.
Anguissa: 6,5
Un freak, che combina qualità sopraffine e muscoli. Stranamente impreciso nella prima frazione. Ribalta mentalmente il match nei secondi 45’. L’esuberanza atletica e la fisicità prorompente sono assemblate nel muovere il pallone, permettendo alla squadra di arrivare regolarmente sulla trequarti avversaria. Attira la pressione e dopo verticalizza, veicolando nei compagni la netta sensazione di efficienza, senza sprecare alcun tocco.
(dal 92’ Ndombele: s.v.)
Cambio mangia minuti e null’altro.
Lobotka: 7
L’architrave su cui poggia l’intera struttura della mediana partenopea. Mai una giocata estemporanea, un passaggio fuori misura. Pivote tradizionale, non lascia mai nulla al caso. Oppure, al mero istinto. Una solidità mentale, prima che tattica, nel leggere continuamente la situazione, e adattarsi con pazienza alla posizione degli avversari. Eccellente nel distribuire palloni in diagonale verso gli esterni, oppure utilizzando cambi gioco utili a pescare l’uomo libero sul lato opposto.
Zielinski: 6,5
Si sposta sulla trequarti, lungo l’intero fronte, dimostrando di possedere una innata capacità cerebrale, che gli consente di comprendere in anticipo dove i compagni tenteranno di affondare. Sposa i principi della verticalità, per smarcarsi puntualmente alle spalle di Haas o Marin.
(dal 92’ Gaetano: s.v.)
Si inserisce con personalità e sfiora il 3-0, facendosi ipnotizzare dall’estremo difensore di casa.
Lozano: 7
Tenta di far cadere Parisi sotto le sue accelerazioni inafferrabili. Riproduce il suo classico marchio di fabbrica con compulsiva regolarità, rendendolo tuttavia infallibile: sposta il pallone, evitando il contatto con il dirimpettaio comunque in grado di contenerne la rapidità nell’uno contro uno e sprinta verso il fondo. Ferocemente determinato pure in pressione. Scippa l’attrezzo ad un legnoso Luperto e serve l’assist a Osimhen, ipnotizzato da un agile Vicario. Si ripete su Parisi, chiudendo il “dai e vai” con Anguissa, del quale raccoglie il tacco, sfiorando il 3-0.
(dal 70’ Elmas: s.v.)
Quando ne hai bisogno, si fa trovare prontissimo. Dopo l’espulsione, Spalletti chiede al macedone di cantare e portare la croce. Lotta a tratti nel mezzo, governa il giropalla, addormentando sostanzialmente il ritmo.
Osimhen: 7
Sta vivendo il momento migliore della sua carriera. Segna gol a raffica; inoltre impegna emotivamente e tatticamente tutta la difesa di Zanetti. Quando ha spazio per aggredire la profondità, non si piglia. E se riesce a mettere il corpo tra palla e difensore, diventa un incubo per chi lo marca. Si produce in tiri che filano come rasoiate. Al di là di tutto questo, palesa tante piccole cose intangibili, che generalmente sanno fare soltanto i grandi attaccanti. Tipo, trovarsi al momento giusto al posto giusto. Mettere talmente tanta apprensione negli avversari, da procurare l’autogol oppure spingerla dentro da pochi passi.
(dal 83’ Simeone: s.v.)
Neanche il tempo di entrare e si presenta subito, con energia e cattiveria agonistica. Appena vede la porta, scarica una sassata, a stento contenuta dalla esplosività di Vicario.
Kvaratskhelia: 7
Sta rivoluzionando il concetto di esterno offensivo. Non un apripista, perché non è la copia carbone di grandi icone del passato, tipo Best o Meroni. Però la loro naturale evoluzione sì. Interpreta il ruolo in chiave moderna, moltiplicando finte e dribbling che spaccano in due le certezze di Ebuehi, con una abilità di controllo tecnico e dello spazio senza precedenti. Zanetti prova a disinnescarlo, ordinando ad Haas di raddoppiarlo costantemente. Rievoca il tiro a giro, che favorisce il tap-in di Osimhen: riceve sugli sviluppi del corner e disorienta il blocco difensivo empolese. Poi calcia sul secondo palo un tracciante arcuato e potente, a stento tenuto da Vicario.
(dal 70’ Olivera: s.v.)
Ridisegna lo schieramento difensivo, prendendo il posto del terzino portoghese. Chiaramente, gli ordini di scuderia gli suggeriscono di tenere la zona di competenza e limitarsi a fare la copertura. Tutte cose che sbriga con intelligenza.
Allenatore Spalletti 6,5
La stagione del Napoli si sta dipanando in modo impressionante. Così, Luciano da Certaldo non fa in tempo a godersi un risultato importante, che un istante dopo accade qualcosa che soppianta quanto di buono fatto a Francoforte. Una circostanza che non lascia scampo nemmeno al tecnico degli azzurri. Le ambizioni di un gruppo che preferisce dominare il pallone, basato esclusivamente sulle doti associative dei suoi offensive players, si cristallizza in una versione diversa, orientata ad un calcio semplice e diretto, che esalta la vena realizzativa di un Osimhen, parso troppo veloce e cazzimmoso per gli empolesi.
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