E’ un Napoli inevitabilmente stanco, che però comincia a rivedere la luce in fondo al tunnel. Una squadra piegata dalle assenze, ma comunque non spezzata. Covid, infortuni e Coppa d’Africa ne hanno minato profondamente la struttura portante. Eppure il gioco resta sempre qualitativamente in grado di rubare l’occhio. E ci scappano i tre punti, con pieno merito e annessi applausi.

Meret: 6

Attento su un paio di conclusioni di alleggerimento centrali, da mani sicure. Titubante su Soriano al 34′: quell’elastico esco/non esco probabilmente è frutto di una traiettoria un pochino lunga di Svanberg. Reattivo con i piedi nel dire no ad Arnautovic, comunque in fuorigioco. Concede nulla allo stile, allontanando di pugno una mischia potenzialmente pericolosa nell’arrembante finale del Bologna. Immobile sulla mazzata di Svanberg, che spacca il palo.

Di Lorenzo: 7

Sta vivendo un periodo di forma splendente, si vede da come macina chilometri sul binario destro. Indiscutibilmente il miglior terzino della Serie A, per capacità di spostare gli equilibri in ampiezza. Sorprenderlo sotto la linea della palla è arduo, quanto impensierirlo nell’uno contro uno.

Rrahmani: 7

Decisiva la scivolata con cui al 30′ chiude letteralmente la porta dell’area di rigore ai padroni di casa. Il resto è un dominio fisico ed emotivo di Arnautovic. Ennesima prestazione da incorniciare per il centrale. Convincente sull’uomo e pure nel comandare la retroguardia con grande personalità.

Juan Jesus: 6,5

Una vecchia pubblicità ricordava come la potenza fosse nulla senza governo. Ebbene, il brasiliano si limita a fare da scudiero al compagno di reparto, veramente indiavolato su Arnautovic, occupandosi di fargli da copertura. Sostanza e nessuna incertezza. Insomma, totalmente in controllo.

Mario Rui: 6,5

Fa scintille nel duello in fascia con De Silvestri. Palla volante, non la prende mai. Del resto, la miss-match in altezza è sin troppo evidente. Però, tiene botta e quando può spingere, invece che correre all’indietro, non si lascia certamente intimidire. Da trasmettere ai posteri un paio di diagonali difensive, a mettere il lucchetto al taglio dei “quinti” di Mihajlovic. Una giocata che negli anni passati spesso lo vedeva soccombere.

Lobotka: 7

Si abbassa con puntualità, favorendo la risalita della palla dal basso. Interpreta con disarmante semplicità la regia, senza particolari fronzoli. Tuttavia, garantisce fosforo e dispensa geometrie. Stranamente impreciso al 38′: perde inopinatamente palla sull’aggressione di Soriano. E meno male che Meret ci mette una pezza. Anche se Marinelli cancella tutto fischiando l’offside. Da lì in avanti, è semplicemente perfetto.

Fabiàn Ruiz: 7

Serve un cioccolatino al Lozano dopo 5′, che il messicano spreca malamente. Il piede è talmente educato, che le poche volte palesa imprecisione, ci si sorprende. Al 45′ coglie in pieno l’ennesimo legno della stagione del Napoli, il quindicesimo, con il suo classico fadeaway di stampo baskettaro: stop orientato e conclusione di interno collo. Per stavolta, la ragnatela all’incrocio rimane intonsa. Geniale nel solleticare nuovamente l’ego del messicano, favorendone il raddoppio. Dialoga con gli Angeli della Tecnica, con quel piedino educato.

(86′ Petagna): s.v.

Partecipa al garbage time finale con la solita, proverbiale, fisicità da centravanti posizionale, che non rifugge i contrasti e le sportellate.

Lozano: 7

Impeccabile il taglio con cui si smarca alle spalle dei centrali felsinei, dettando l’assistenza al pivote spagnolo, nella prima opportunità capitata ai partenopei. Ma poi si lascia ipnotizzare da Skorupski, strozzando la conclusione. Leggerino nei contrasti, soffre la presenza fisica di Hickey, che si alza molto. Nondimeno, in situazione di uno contro uno, il messicano non si prende. Da centravanti vero, atteggiamento, postura e impatto con la palla, in occasione del primo gol. Si fa trovare puntuale all’appuntamento con il tracciante che congiunge un lato all’altro dell’area di rigore, raddoppiando. Lui ci mette del suo, non chiudendo di prima, bensì dribblando e poi calciando in porta. Indiavolato, brucia le mani del portiere polacco con una randellata dalla distanza. Esce sfinito.

(dal 71′ Politano): s.v.

Non riesce a incidere nei pochi minuti in cui Spalletti lo butta dentro.

Zielinski: 7

Si muove da sottopunta con la solita intelligenza tattica, individuando lo spazio libero alle spalle di Viola. E quando entra in possesso, attacca la linea per disarticolare la compattezza difensiva dei padroni di casa, tenendoli sulle spine costantemente. E se non c’è verticalità, lavora in ampiezza, sovraccaricando il lato forte, in funzione di liberare la parte opposta e favorire il ribaltamento del fronte. Principesco.

(dal 79′ Demme): s.v.

Fa respirare la squadra, toccando tanti palloni. Utile e scrupoloso.

Elmas: 7

Protagonista dell’azione che porta il Napoli in vantaggio. Si defila dietro la mediana bolognese, mentre Mario Rui e Lobotka lavorano sulla catena sinistra. Una volta ricevuto lo scarico dallo slovacco, si butta dentro, puntando l’area. Voluta, la rasoiata con cui pesca Lozano: alza la testa un attimo prima che El Chucky faccia il movimento e ne gratifica lo smarcamento. Al 38′ si ripete, preferendo calciare piuttosto che assistere, trovando piazzato Skorupski. Prezioso nel consolidare il possesso. Non da riferimenti e funge da raccordo nelle due fasi in cui si articola il gioco.

(86′ Ghoulam): s.v.

Non lascia il segno.

Mertens: 7

Da urlo come si abbassa e cuce il gioco, C’è il suo zampino nell’azione da manuale avanti/dietro/dentro che porta il Napoli direttamente nell’area bolognese, partendo dalla propria porta. I Top Player sanno fare le cose giuste, quando servono. Ciro resta in agguato, determinando la fase offensiva partenopea. In pratica, dentro tutte le azioni più pericolose si manifesta la sua presenza. Professorale e non ingombrante per i compagni.

(dal 71′ Osimhen): s.v.

Corre e si sbatte. Forse eccessivamente confusionario.

Allenatore Spalletti: 7

Non sbaglia assolutamente nulla, azzecca l’undici di partenza e le sostituzioni, trovando una vittoria giusta e sacrosanta, associata a fluidità di gioco ed estetica calcistica, che non guasta mai.