Il Napoli sembra essere diventato la “terra promessa” dei bomber, visto e considerato come gli azzurri stiano costruendo la loro fuga solitaria in vetta a suon di reti.
Non a caso, la classifica marcatori della Serie A è cannibalizzata da Victor Osimhen. Attaccante talmente dominante, da costringere Giovanni Simeone ad un utilizzo part time. Nondimeno, l’argentino riesce a incidere sulle sorti della squadra, avendo la migliore media gol d’Europa.
Da questo punto di vista, pare inevitabile giudicare un offensive player dai numeri. Finora El Cholito ha timbrato il cartellino 8 volte (4 in Champions, 1 in campionato e 3 in Coppa Italia), ma in appena cinquecento minuti di utilizzo. Insomma, sente la porta come pochi, e castiga i portieri con puntualità disarmante. Diciamo, ogni oretta che lo vede in campo.
Pur lontani dall’idea del centravanti vecchio stampo, i due formano comunque una strana coppia. La cui convivenza, però, si rivela tutt’altro che disastrosa. Vediamo di capire perché…
El Cholito versatile
Quando il possesso qualitativo del Napoli non riesce a trovare giocate filtranti con le solite triangolazioni, funzionali a imbucare la palla sulla trequarti, allora Spalletti chiede ai suoi di sfruttare la sensibilità di Osimhen nel riconoscere la porzione di campo più vantaggiosa da “attaccare”, per ricevere la verticalizzazione in profondità.
Simeone, al contrario, riesce a occupare magistralmente lo spazio centrale tra i difensori avversari, proponendosi per il fraseggio a ridosso dell’area.
Come in occasione del gol rifilato alla Roma, il numero 18 in maglia azzurra attira la pressione in avanti di Smalling, ed approfitta dell’incertezza generata nel difensore giallorosso dal movimento di smarcamento, per girarsi e bucare Rui Patricio.
In altre circostanze, invece, ha orientato diversamente la fase offensiva. Facendosi servire tra le linee, stravincendo il duello con il marcatore diretto. E dopo liberare un compagno.
Osimhen ingiocabile
Insomma, a disposizione del tecnico di Certaldo c’è una quantità enorme di possibili varianti là davanti. Che ampliano notevolmente le soluzioni della capolista negli ultimi sedici metri. Non bisogna, infatti, dimenticare Raspadori. Solo momentaneamente ai margini delle rotazioni.
Anche grazie a questa capacità di alternare i terminali offensivi, il Napoli è diventato leader in campionato, veicolando nella concorrenza una netta sensazione di strapotere.
Pure le volte in cui, per alcuni tratti di gara, gli avversari sono riusciti ad arginare il gioco qualitativo prodotto dagli azzurri, interrompendone la fluidità della manovra. Com’è successo domenica scorsa contro la Roma.
La pressione alta imposta da Mourinho ha impedito di trovare ricezioni pulite tra le linee, nella trequarti altrui. In mancanza di spazi centrali, dunque, il Napoli ha sviluppato calcio in ampiezza, trovando cross in grado di esaltare Osimhen.
In effetti, basta riguardare la giocata dell’1-0, quel perfetto prendere posizione fuori linea, con stop acrobatico incorporato, e conclusione fortissima sul primo palo, per capire quanto sia letteralmente immarcabile il nigeriano.
Una sorta di banca cui depositare continuamente assist, da tramutare poi in nitide opportunità di battere a rete.
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