Il caso Meret è la priorità del Napoli. Molto più di Milik, Koulibaly, e tutti gli altri giocatori che sono in bilico in questo momento. In casa azzurra manca una strategia di mercato. Non esiste un responsabile dell’area tecnica, che a prescindere dall’allenatore prende i giocatori, e li gestisce. Non dimentichiamo una cosa: il Napoli ha vinto due scudetti. C’era Maradona, vero. Ma alle spalle c’era prima Allodi, poi Moggi. Gente senza pelo sullo stomaco, determinati. Ma gente che sapeva il fatto loro. Allodi era dietro la grande Inter, Moggi lo conosciamo tutti. E’ vero, Calciopoli: ma quella Juve era fortissima a prescindere.
C’erano 9 juventini in campo, tra le due squadre, in occasione della finale del mondiale del 2006.
E’ una questione di scelta dei calciatori, di controllo sul mercato. E di gestione dei calciatori. Nella Juve di Moggi i giocatori erano gestiti dalla Moggi, che semmai li aveva anche in procura attraverso il figlio. Qualcuno storcerà il naso, sta di fatto che no ci sono mai stati problemi coi calciatori.
A Napoli si procede alla rinfusa. Il mercato lo fa De Laurentiis, sentito il parere di Chiavelli. E ci può anche stare, per amor di Dio. Avere conti in regola non è un difetto. Ma è un difetto grave non capire certe cose. In questo mercato alcuni nodi son venuti al pettine. Il primo, Allan. Un anno e mezzo fa era arrivata una offerta dal City. Una offerta allettante per la società, straordinaria per il calciatore. A questo punto si fanno delle considerazioni nelle quali non sta a noi sindacare. Ma poi provvedi di conseguenza. Se non accetti di cedere il giocatore, lo chiami, e gli aumenti il contratto. Non arrivando a quelle cifre dello Sceicco, ovvio, ma dai un segnale al calciatore. Nulla di tutto questo.
Morale della favola: un anno e mezzo dopo venduto a meno di un terzo dell’offerta iniziale. Non solo: per un anno e mezzo hai avuto un giocatore demotivato, che non ti ha reso nulla. In poche parole: non hai venduto Allan a cifre importanti per non perdere il suo contributo tecnico. Lo hai venduto poi a meno di un terzo del originale, dopo aver perso, da subito, il suo contributo.
Per Koulibaly siamo più o meno allo stesso livello. Non lo hai venduto al momento della massima offerta, lo hai trattenuto. E’ vero, in questo caso il contratto è stato aumentato in maniera consistente. Ma il giocatore, non solo per colpa sua, ha avuto una stagione disastrosa. Oggi vale la metà dell’anno scorso. Con una situazione particolare. Il difensore senegalese è in vendita, lo sanno tutti. E il Napoli viene preso alla gola. E’ il City che sembra dettare le condizioni. Per altro con un aspetto antipatico. Se vendi il giocatore devi ovviamente sostituirlo. Ma fin quando non lo vendi non puoi prendere nessuno. Più passano i giorni e più diventata complesso sostituire il giocatore.
Ma la follia più grande in questo momento si sta compiendo per il ruolo di portiere. Il Napoli ne ha due: uno fortissimo, giovane. Un altro esperto, forte. Per Gattuso non ci sarebbero dubbi: il titolare è Ospina. Scelta opinabile, che a titolo personale non è condivisibile. Ma l’allenatore è Gattuso, e certe scelte dipendono da lui. Allora ok, si venda Meret. O lo si dia in prestito. Se invece, magari su pressioni della società (legittime) la scelta dovesse ricadere su Meret Ospina dovrebbe essere ceduto. Nessun dei due potrebbe giocare tranquillo con l’ombra di un dodicesimo così invadente. Il rischio in questo caso non è solo quello di bruciare un patrimonio, potenzialemente il portiere del Napoli dei prossimo 20 anni. Il rischio è di avere due portieri insicuri. Con tutto quel che comporta.
Il Napoli dovrebbe scegliere. Ci fosse un Moggi non ci sono dubbi: avrebbe già venduto quello che a sua opinione è meno utile alla causa. Ma nel Napoli non c’è un Moggi, nessuno che decide a prescindere dei desideri del tecnico. Il rischio di una mega frittata è dietro l’angolo.
Giornalista