Guardando al momento attuale che sta attraversando il Napoli, reduce dalla doppia scoppola contro la Lazio, ci sarebbe tanto da dire sullo stato di salute, fisica e mentale, della squadra partenopea. Come se non bastasse la prematura eliminazione dalla Coppa Italia, accompagnata dal sorpasso in vetta operato dall’Atalanta, l’infermeria di Castelvolturno rimanda un bollettino (moderatamente) preoccupante: nel corso del match con i biancocelesti, Kvaratskhelia ha riportato un trauma distorsivo al ginocchio destro, con conseguente lesione di basso grado del legamento collaterale mediale. Morale della favola, il georgiano finisce ai box. Presumibilmente tornerà a disposizione di Conte tra un paio di settimane, in occasione della trasferta di Genova. Se non dopo Natale, nella gara casalinga con il Venezia.

Per dirla con un eufemismo, l’allenatore salentino non è reduce dalla migliore settimana di lavoro. A complicargli ulteriormente le cose, la necessità di sostituire il numero 77 nell’attacco degli azzurri, nelle ultime giornate un tantino asfittico. Al punto che in città qualcuno comincia velatamente a interrogarsi se esista o meno un problema.

L’elettricità di Neres, per fare spazio

Legittimo porre la questione legata al suo rendimento? Non si può affermare che Kvaratskhelia stia disputando una cattiva stagione. I numeri non sono così deludenti: ha segnato 5 gol e servito 3 assist in campionato. Un bottino tutto sommato discreto. Eppure rimangono innegabili le difficoltà attuali nell’uno contro uno: indubbio che talvolta si intestardisca, incartandosi sul primo passo. Però è vero che gli avversari non gli danno tregua, lo raddoppiano costantemente. Trascurando il fatto che ormai passino il tempo a spingerlo, strattonarlo. Se non addirittura malmenarlo apertamente.

Con ogni probabilità, toccherà a Neres occupare lo slot di esterno sinistro. Del resto, al pari di Khvicha, il cuore pulsante del suo stile è il dribbling elettrico con il quale punta il dirimpettaio: finte, sterzate e continui cambi di direzione sono propedeutici a saltare l’uomo, squilibrandone gli appoggi. Ricavandone poi spazi vitali. Inoltre ricopre già un ruolo significativo nelle rotazioni. Magari non ha avuto lo spazio immaginato quando in estate accettò il trasferimento all’ombra del Vesuvio. Voglioso di ricostruire una carriera che pareva non stesse confermando le grandi aspettative maturate in gioventù intorno al suo talento. Nondimeno, in uscita dalla panchina, finora il brasiliano ha lanciato comunque sprazzi di luce abbagliante.

Lukaku dolente e intristito

Al netto della fantasia garantita da Neres, l’infortunio di Kvara sottrae brillantezza. Ma si inserisce in un contesto più ampio, con l’intero ambiente partenopeo ancora traumatizzato e convalescente per aver perso il primato in classifica. Forse perché il Napoli non riesce a sviluppare un grosso volume di gioco offensivo. Quindi sembra che niente giri per il verso giusto. E’ un po’ il modo di vivere il calcio a queste latitudini: perennemente insoddisfatti. Specialmente adesso che la squadra pratica un gioco che non piace, tantomeno diverte. A frustrare i tifosi, il nervosismo del georgiano, cui si associa la mancanza di lucidità negli ultimi sedici metri di Lukaku.

Al belga non riesce quasi nulla. Ecco che vive le partite sull’orlo di una strisciante crisi di nervi. Invece ci sarebbe bisogno di grande tranquillità. Big Rom somiglia a quegli artisti “leopardiani”, cioè perennemente dolenti e tormentati. Sostanzialmente infelici della propria dimensione. D’altronde, ricevere la palla sui piedi, lontano dalla area di rigore, lo costringe a lottare in situazione di inferiorità numerica al cospetto della difesa schierata. Complicato a quel punto generare separazione dal marcatore diretto, nonché, essere preciso nella finalizzazione. Chiaramente, limitarsi a fare le sponde, gli sottrae entusiasmi e sicurezze. Nonostante si sacrifichi per il bene comune.   

Peccato che fino a qualche settimana fa da questa giocata il Napoli traesse in ogni caso risultati positivi. Oggi, al contrario, riesce meno. Mentre Conte si intestardisce a provarla. Con l’aggravante che in caso di perdita del possesso, gli avversari ripartono immediatamente in transizione. Insomma, l’Uomo del Salento non starebbe contribuendo a creare il contesto tattico ideale per mettere in ritmo i suoi offensive players, sottraendogli incisività nella trequarti altrui. Allora, siamo sicuri che alla lunga questo scenario poco gratificante non finisca per logorare gli azzurri? Chissà che non sia Neres, con le sue caratteristiche, il profilo in grado di adattarsi alle richieste del tecnico, contribuendo a rilanciare la rincorsa alla capolista Atalanta.

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