Ostico, scorbutico, tonico e che non rinuncia a giocare. Il Torino sebbene inferiore tecnicamente, ha delle ottime individualità. Juric non gioca apertamente ma quando può prova a far paura. Leggi Buongiorno, leggi Sanabria. Un portiere, Savic, reattivo tra i pali e bravo con i piedi. Una sorta di libero che si stacca dai difensori e quando può imposta.
Il Torino rintuzza, assorbe e se può riparte. Il Napoli fa la partita, pur con diversi uomini sotto tono. Zielinski è un “pesce fuor d’acqua” ma Calzona non ha un cambio valido, Anguissa troppo spesso è in ritardo. Lobotka deve far da solo. È costantemente attaccato sul primo passaggio per impostare. Il cambio di Lindstrom a 4 minuti dalla fine farà discutere.
Mossa onestamente incomprensibile.
Il Toro si crea un paio di occasioni. Nel primo tempo Meret salva su Zapata, nel secondo niente può su Sanabria. Il Napoli é quasi esclusivamente Kvaratskhelia. Il gol e le occasioni sono praticamente tutte sue. Osimhen si perde nel duello corpo a corpo con Buongiorno. Spallate e sportellate.
Il risultato non è quello che serve al Napoli. La rincorsa si fa più considerevole ma sebbene con ancora tanto lavoro da fare, si è rivisto un Napoli che crea occasioni. Coraggioso fino a rischiare e deciso assolutamente ad impostare la manovra dai piedi di Meret. Partire dal basso è il principio cardine di Calzona.
Buon principio su cui lavorare. Il calcio moderno per chi vuole vincere, non può prescinderne. Pensiero dei più. Napoli – Torino
finisce in pareggio
1-1. Un punto che al Napoli serve poco. Resta rammarico.
Ai punti l’avrebbe vinta il Napoli anzi Kvaratskhelia ma questa non è boxe.
Ora il Barcellona e non è una fantasia assurda passare il turno.