Senza fare troppa dietrologia, è evidente che la situazione di Kalidou Koulibaly vada approfondita da diversi punti di vista.

Società assente

Il primo, purtroppo quello più evidente, coinvolge la società, tutt’altro che lungimirante nel programmare una strategia a medio/lungo termine. Le responsabilità di Aurelio De Laurentiis, infatti, sono sotto gli occhi di tutti, se rinnovi vari e scadenze assortite, in ballo da chissà quanto tempo, siano state trascurate per mesi, a cavallo tra la vecchia stagione e quella che verrà.

Se la squadra perde a parametro zero alcuni tra i suoi pezzi migliori, mentre nel gruppo salito a Dimaro tanti hanno il muso lungo per la scontentezza, la proprietà un paio di domande dovrebbe porsele.

La prevedibilità del ridimensionamento economico testimonia, se ancora ce ne fosse bisogno, l’annoso problema generato da una gestione che forse ha esaurito le sue dinamiche evolutive, impantanandosi irrimediabilmente nella crisi generata nel “Sistema-Calcio” dalla pandemia.   

Mercato ostaggio degli agenti   

Sicuramente non deve essere trascurato un altro aspetto, che incide profondamente sulla situazione, a livello di risultati sportivi e di pianificazione.

Ovvero, la spinta propulsiva che esercitano i procuratori sugli assistiti, capace di spingerli a rinnovare oppure andare a scadenza esclusivamente sulla scorta della percentuale garantita da una delle parti sulla riuscita della transazione. Lontano nel tempo, dunque, il ricordo di agenti e giocatori che sceglievano in base a cosa fosse meglio per la loro carriera calcistica. E non soltanto in virtù dell’arricchimento finanziario.

Se non fossimo nel campo della legalità sancita dalla contrattualistica sportiva, ben pochi si sdegnerebbero se utilizzassimo addirittura il termine “estorsione”, per spiegare l’atteggiamento dei padroni attuali del mercato.

Lecito, quindi, al netto della idiosincrasia a trasferirsi alla Juventus espressa ripetutamente dal centrale senegalese, il colloquio esplorativo avuto da Fali Ramadani con Federico Cherubini, in rappresentanza dei bianconeri.

Reale pure l’offerta della Vecchia Signora, veicolata, indirettamente, ai partenopei: 33 milioni di euro. Ergo, vicina se non vicinissima ai 40 ipotizzati da Adl per il cartellino del suo difensore.

Nondimeno, questa malsana consuetudine può essere arginata solamente in una maniera, attraverso lo strumento della progettazione. In soldoni, subordinare il futuro del club a idonei investimenti strumentali, in grado di conciliare le esigenze tecnico-tattiche con le poste di bilancio. Pure in presenza di eventi eccezionali e nient’affatto preventivabili, come il Covid.

Semplicemente, dotandosi di una organizzazione gerarchica e piramidale, invece del tradizionale “figlio di…”, messo in ruoli cruciali senza averne titolo.

Koulibaly libero di scegliere

In questo scenario, Koulibaly è liberissimo di sottoscrivere un nuovo vincolo contrattuale con il Napoli, piuttosto che declinare l’invito a chiudere la carriera in azzurro. Optando, in alternativa, per una esperienza che ne gratifichi le ultime ambizioni professionali, oltre al conto in banca.

Tutt’altro paio di maniche, però, far circolare pubblicamente i termini (poco veirtieri…) dell’offerta recapitata all’entourage del “Comandante”.

Non esiste nessun rinnovo per altri quattro anni, a 6 milioni netti, gli stessi assicurati dal contratto in corso. Bensì, un’intesa da 4 milioni fissi, cui aggiungere una serie di bonus, tali da arricchire l’ingaggio del numero 26 in maglia azzurra dei fatidici 2 milioni mancanti all’appello.

Il problema sono proprio i bonus, tutt’altro che facilmente raggiungibili: Scudetto o secondo posto in campionato, l’accesso ai Quarti di Champions, nonchè la vittoria della Coppa Italia.

Insomma, il presidente del Napoli c’è andato giù leggero…

Solita macchina del fango

Il punto non sono le cifre che girano: vere, presunte o fatte trapelare ad arte, per creare poi il mostro da sbattere in prima pagina. Riproponendo l’ormai stantio canovaccio del mercenario attaccato ai soldi, da gettare in pasto alla folla impazzita.  

Puntuale come un orologio svizzero, è partito il maldestro tentativo portato avanti dai soliti giullari di corte, seguiti a ruota dai classici stornellatori di regime, che in ossequio al pensiero unico, raccontano la situazione a modo loro. Pretendendo pure di spacciare la loro verità parziale, per oro colato.

Manco i napoletani fossero talmente ingenui o sprovveduti, da scendere dalla montagna con la piena. Ormai una buona fetta di tifosi ha imparato a non farsi trascinare dalla corrente, alla stregua dei detriti portati a valle dal fiume straripante.

Così da prendere abbondantemente le distanze da chi, palesemente schierato in servizio permanente effettivo a favore di una sola parte, si limita ad azionare la macchina del fango della disinformazione.

Tutto può succedere

Adesso può succedere veramente di tutto. Nel senso che sul piatto restano le solite tre ipotesi. Koulibaly rinnova, resta fino a svincolarsi a parametro o cede alle lusinghe altrui.

Quello che rimarrà indelebile, tuttavia, è l’ennesimo caso trattato come se fossimo alla “Corrida di Corrado”, cioè da dilettanti allo sbaraglio. Senza trasparenza comunicativa o chiarezza operativa.  

Perché l’unica cosa certa in questo teatrino è che se ci fosse effettivamente stata la volontà di offrire a Koulibaly il prolungamento, il nuovo contratto sarebbe già stato abbondantemente depositato in Lega Calcio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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