Se l’Inter vuole ambire a qualcosa di ben più ambizioso rispetto al mero piazzamento nella prossima Champions, mercoledì dovrà necessariamente mettere sotto il Napoli. Del resto, i nerazzurri, finiti a -11 in classifica, per nutrire ancora qualche concreta speranza di rientrare in corsa per lo scudetto, sanno bene che non potranno concedere alcunchè alla capolista.

Il calendario, quindi, offre subito alla squadra di Simone Inzaghi l’opportunità di cambiare il trend del campionato, finora cannibalizzato dagli azzurri di Spalletti: una macchina perfetta, specialmente sul piano della produzione offensiva.

L’attacco partenopeo, infatti, è il migliore della Serie A con 37 reti segnate.

Verticalità contro possesso

In questo scenario, l’atteggiamento tattico dell’Inter si farà influenzare innanzitutto dalla pesantissima assenza di Brozovic, che produce una conseguenza fondamentale in mezzo al campo, ovvero la scelta del terzetto composto da Barella, Calhanoglu e Mkhitaryan, in grado di produrre gioco qualitativo, oltre a chiudere ogni spazio all’avversario.

L’idea è chiara: opporre all’indole decisamente propositiva del Napoli, fortemente orientata a sfruttare il giropalla per tentare di dominare l’intensità del possesso, scandendone il ritmo, la medesima strategia, con centrocampisti dai piedi buoni, ed al contempo forti fisicamente.

Ovviamente, il ritorno di Lukaku condiziona l’approccio al piano gara, nonché l’interpretazione delle due fasi. Nel senso che la capacità del belga di fare praticamente reparto da solo potrebbe suggerire, in certi frangenti, di abbassare il baricentro della squadra. Specialmente se gli ospiti cominceranno a palleggiare con personalità nei denti agli interisti.

A quel punto, una volta riconquistato il possesso, il lancio lungo e l’immediata verticalizzazione alle spalle della linea difensiva partenopea potrebbe essere decisiva per costringere Kim e Juan Jesus ad affannose corse all’indietro, pur di mantenere il contatto con Big Rom.

Sfide individuali tipo duello western

Chiaramente, una delle chiavi del match sarà il corpo a corpo in mezzo tra Acerbi e Osimhen. Senza trascurare la necessità di assorbire i movimenti offensivi di Kvaratskhelia e Politano, presi in cura da Skriniar e Bastoni le volte in cui si accentreranno, puntando il cono di luce della porta nerazzurra.

Decisivi, inoltre, gli incroci in fascia, che contrapporranno, stile duello tra velocissimi pistoleri nel vecchio West, Dumfries contro Mario Rui e Dimarco opposto a Di Lorenzo. Con i fluidificanti del Napoli portati per indole a supportare la manovra, garantendo ampiezza e sovrapposizioni continue. Ed i laterali di Inzaghi pronti a scalare in avanti per portare pressione o scivolare vicino al terzetto difensivo, blindando ermeticamente la retroguardia con una compatta linea a cinque.

La partita dei “braccetti” interisti sarà duplice, perché, obbligati a mantenere la concentrazione non solo sugli esterni offensivi partenopei. Ma pure sui terzini, spesso e volentieri frecce aggiunte alla fase di possesso di Spalletti, con i loro scatti funzionali ad attaccare la profondità e dopo andare al cross.

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