Se il Napoli è diventato uno dei migliori laboratori calcistici d’Europa bisogna riconoscere i grandissimi meriti di Spalletti. Il lavoro che sta facendo Luciano da Certaldo all’ombra del Vesuvio sta toccando vette altissime. In effetti, la cavalcata solitaria in testa alla classifica assume contorni memorabili per qualità di calcio espresso. Gli azzurri, infatti, veicolano quella sensazione di assoluto dominio, chiunque sia l’avversario di giornata, che ogni amante del Gioco (doverosamente con la maiuscola…) dovrebbe apprezzare. Al di là dei colori che ne alimentano poi la passione o il tifo.
In uno scenario in cui tutti sembrano ossessionati da schemi e numeri, l’allenatore toscano ha preferito focalizzare le sue idee in funzione delle attitudini degli uomini in organico. Così, non facendosi minimamente influenzare dalla diaspora del gruppo storico, ha comunque continuato a modellare la squadra in base ai suoi princìpi. Consapevole di quanto siano importanti giocatori forti mentalmente e fisicamente. Oltre che assai dotati dal punto di vista squisitamente tecnico.
Un programma di crescita chiaro e ambizioso, che ha tenuto conto anche dei difetti palesati la scorsa stagione. Probabilmente, proprio sulla scorta della delusione maturata in seguito al “trittico maledetto” – le sconfitte contro Fiorentina ed Empoli, intramezzate dal pareggio con la Roma -, che tagliò fuori gli azzurri dalla lotta scudetto, Spalletti ha immaginato i possibili rimedi per organizzare il nuovo corso.
Insomma, il primo posto da difendere, senza trascurare l’affascinante appuntamento con gli Ottavi di Champions League, sembra davvero l’ideale chiusura di un cerchio, in termini di risultati e credibilità.
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