Luciano Spalletti si indigna soltanto a sentirne parlare. Altro che turnover, con cui si avvicendano le seconde linee ai titolarissimi. Specialmente nelle gare infrasettimanali di Coppe, ed in prossimità di un big match in campionato.
Il tecnico toscano rifugge dalla lettura che viene data al classico turno di riposo. Al contrario, preferisce distribuire il minutaggio tra tutti gli uomini a sua disposizione, senza necessariamente privilegiare una competizione, a sfavore di un’altra.
In quest’ottica, l’allenatore del Napoli ha approcciato la partita contro il Legia Varsavia con uno spirito assai propositivo. Interpretando l’impegno di Europa League come una opportunità per coinvolgere l’intera rosa nel progetto. Piuttosto che tenerne qualcuno ai margini.
E magari pure lamentarsi. Qualora nel prosieguo della stagione venissero poi chiamati in causa, senza poter dare il loro contributo, dopo settimane trascorse sostanzialmente a scaldare la panchina con il sedere.
Non chiamateli rincalzi
Ovviamente, Spalletti non snobba affatto la “cugina meno ricca” della Champions. Tuttavia, è evidente quanto potesse sembrare un impiccio da snobbare la gara con i polacchi, considerando la vicinanza della trasferta di Roma.
Apparentemente prioritario, lo scontro diretto contro i giallorossi, rispetto alla terza giornata di Europa League. Un pensiero, però, che non ha sfiorato neanche lontanamente l’allenatore di Certaldo.
Così, hanno trovato spazio dal primo minuto Demme, Mertens e Manolas. Nient’affatto disamorati dal momentaneo accantonamento. Anzi, talmente motivati a riprendersi un posto al sole, da scendere in campo sorretti da una feroce determinazione.
La maglia da titolare, dunque, non come un illusorio contentino per loro. Bensì, la giusta occasione. Attesa con certosina pazienza da chi è sempre rimasto tranquillo. Focalizzato sulla necessità di farsi trovare pronto. Consapevole che prima o dopo sarebbe arrivato il suo turno.
Manolas è una sicurezza
Al netto dell’infortunio muscolare – lesione di basso grado al gluteo destro – che l’ha costretto ad abbandonare anzitempo il campo, la ritrovata titolarità contro i polacchi rappresenta una gioia quasi liberatoria per il greco. Capace, in qualche maniera, di riconsegnargli autostima e fiducia in sé stesso.
Del resto, in mezzo alla difesa, Manolas è tutt’altro che sofisticato, almeno quando si tratta di disinnescare l’avversario diretto, entrando forte in anticipo. Chiunque transiti dalle sue parti, sa sin troppo bene a cosa vada incontro.
Kostas ha caratteristiche tali da renderlo spendibile in marcatura, tanto contro chi conduce il pallone, puntandolo, che nei contrasti aerei. Dov’è davvero insuperabile.
Pecca un pochino nella qualità dei passaggi rasoterra. Ma possiede ancora grande velocità. Peccato per l’endemica fragilità muscolare, che ne mette comunque in discussione l’utilità quando Koulibaly partirà per la Coppa d’Africa.
Demme l’equilibratore
Il modo in cui interpreta il ruolo di metodista è perfetto per descrivere la funzionalità del tedesco all’interno del sistema di gioco spallettiano.
Lontano dal tradizionale mediano di rottura. Nondimeno, tatticamente ineccepibile per senso della posizione. Al punto tale da saper leggere preventivamente le situazioni, sporcare le linee di passaggio. Intercettare e quindi ripartire.
Qualità che rendono Demme un interdittore di valore assoluto. Al contempo, idoneo a risalire il campo in fase di costruzione. Perché governa il ritmo del giropalla, declinando il possesso con una visione solamente un tantino meno offensiva di Fabiàn Ruiz.
Spalletti punta su Mertens
Una squadra come il Napoli, che coltiva l’ambizione di mantenere per lungo tempo il governo del pallone, deve affidarsi nella trequarti altrui ad offensive player come il belga, che possano gestire la rifinitura, dosando ritmo e intensità degli attacchi.
Ciro consente di passare dal tipico 4-3-3, dove Zielinski si sacrifica in un oscuro lavoro di collaborazione con i metodisti azzurri nel consolidare il possesso, abbassandosi notevolmente in zona costruzione, nello spregiudicato 4-2-3-1.
Maggiormente orientato a far male all’avversario con una sottopunta che riduce il proprio spazio di azione, muovendosi esclusivamente dietro il centravanti. A vantaggio di una visione della porta totalmente diversa da una mezz’ala.

