Il risultato pirotecnico con il quale il Napoli s’è sbarazzato, non senza qualche affanno di troppo, del Crotone potrebbe rappresentare il sunto dell’intera stagione vissuta dai partenopei.
Gli orrori difensivi commessi in serie dalla coppia centrale, infatti, hanno mostrato ancora una volta come le assenze, quella di Koulibaly legata alla squalifica, incidano profondamente sulle prestazioni degli azzurri.
Un chiaro segnale di quanto, in estate, fosse stato sopravvalutato da alcuni il valore reale della rosa, intesa nel suo complesso. Forse non è vero l’assioma postulato finora. Vale a dire che, qualitativamente parlano, questo sia il miglior Napoli dell’era De Laurentiis.
Poche ombre, tante conferme
Entrando più nello specifico, tuttavia, la gara di ieri ha dato comunque la sensazione che Gennaro Gattuso sia riuscito a trovare la quadratura del cerchio, modulando la sua filosofia sulle caratteristiche tecnico-tattiche degli uomini a disposizione.
Il rendimento altalenante contro i pitagorici, dunque, dovrebbe essere interpretato più come un fatto transitorio, dovuto alle assenze, che hanno privato la squadra di un riferimento imprescindibile là dietro. Trascurando il peso specifico di Demme, vero equilibratore delle due fasi in cui si articola il gioco.
Associato alla stanchezza dei tantissimi nazionali. Piuttosto che una effettiva mancanza di identità.
Il sistema del Napoli continua ad essere efficace. E l’unica imputazione mossa agli azzurri, quindi, potrebbe essere quella di non aver sviluppato il solito calcio con l’intensità palesata nelle ultime uscite, prima della sosta.
In effetti, complice pure l’atteggiamento assunto dalla squadra di Cosmi, i partenopei sono apparsi inevitabilmente privi di smalto, palleggiando con la consueta qualità, ma senza spingere sull’acceleratore più di tanto.
Un piano gara (quasi…) perfetto
Eppure, il piano gara pensato da Gattuso era, almeno teoricamente, perfetto.
Poiché l’inconsistenza difensiva ha fatto il paio con una fase offensiva efficacissima.
Dare ampiezza alla manovra stimolando tantissimi i terzini, stringendo, al contempo, la posizione di Insigne. Attivare Mertens tra le linee, per rifinire il giropalla qualitativo. E cercare la profondità, gratificando il calcio istintivo di Osimhen, al momento ancora primordiale, ma devastante negli spazi ampi.
Idee assai interessanti, funzionali ad esprimere al meglio i punti di forza della squadra azzurra. Peccato che tutto sia avvenuto sotto ritmo.
Sia ben inteso, non che il Napoli abbia arrancato, nel produrre gioco. Nondimeno, è mancata quella brillantezza, necessaria a incidere in maniera sostanziale sulla velocità di esecuzione di ciascun gesto tecnico.
Le dolenti note di un Napoli competitivo
Insomma, non è chimerico, ormai, il quarto posto. Anzi, diventa un obiettivo a portata di mano. Troppo importante, viste le premesse di inizio stagione e gli effetti generati dalla pandemia sulla situazione economico-finanziaria dell’intero “sistema calcio”.
In ogni caso, se davvero il Napoli vuole competere fino in fondo con Juve e Atalanta per accedere alla prossima Champions, l’impressione è che Gattuso debba prendere consapevolezza delle brutture manifestate con il Crotone, e porvi immediatamente rimedio.
Innanzitutto, recuperare fisicamente e mentalmente uno stralunato Manolas. Inconsistente in marcatura e privo della giusta cattiveria agonistica, per accampare pretese di titolarità a scatola chiusa.
Poi tranquillizzare Meret. Sulle tre reti dei calabresi non ha particolari responsabilità. Quello che spaventa, però, è quel senso continuo di insicurezza che sembra trasmettere ai compagni di reparto. Nessuno ne mette in discussione le qualità. Escludendo Gigio Donnarumma, veramente fuori categoria, l’Airone tecnicamente è sullo stesso livello dei migliori.
Ma una squadra che difende alta non può permettersi il lusso di avere un estremo difensore che resta costantemente inchiodato con i piedi sulla linea di porta e non accorcia lo spazio alle spalle dell’ultima linea.
Discorso a parte meritano Maksimovic e Bakayoko. Lenti, impacciati. Tutt’altro che reattivi. Anche un pizzico presuntuosi, nel tentare giocate che poco gli competono, e sicuramente non rientrano nelle richieste dell’allenatore.
L’impressione che abbiano già fatto idealmente le valigie, pronti a vivere una nuova esperienza professionale lontano da Napoli è evidente. Continuare a fidarsi di loro, una macchia indelebile che pesa come un macigno sulla lucidità decisionale dello stesso allenatore…
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