Non soltanto Kvaratskhelia: il Napoli vola sulle ali dell’entusiasmo, con gli esterni decisivi nel calcio di Spalletti.
Al di là delle dichiarazioni rilasciare a inizio settimana dall’allenatore toscano, a margine del premio dedicato ad Andrea Fortunato, che tanto sanno di investitura per il georgiano (“Ha sensibilità nell’accarezzare la palla, nel dribbling e nella finalizzazione nello stretto. Forse può ricordare Salah…”), appare evidente quanto gli azzurri riescano a sviluppare azioni offensive di qualità grazie al lavoro sulle catene laterali.

La presenza di giocatori capaci di rifinire la fase d’attacco mettendosi in proprio, che attraverso l’uno contro uno lavorano comunque in funzione della squadra, è un problema generale per chiunque affronti la capolista. Così, Kvaratskhelia, Lozano, Politano, lo stesso Elmas – le volte che viene dirottato in fascia -, diventano spesso il centro gravitazionale del giropalla assai qualitativo espresso dai partenopei.
Del resto, il dribblomane è un po’ amante passionale, un po’ famelico predatore. Stabilisce un legame intimo con la palla, che accarezza continuamente. Al contempo, attende con ansia segnali di cedimento nella postura di chi gli si oppone, per sbranarlo con tocchi precisi e sicuri.
Qualità tecniche e aiuti difensivi
In un campionato che qualcuno vuole per forza raccontare impoverito sul piano squisitamente tecnico, guardare il Napoli fare qualsiasi cosa pur di esaltare i suoi offensive players, riconcilia con pregiudizi vari e malafede assortita.
Insomma, il dribbling non fine a sé stesso, utilizzato per progredire efficacemente, piuttosto che mero esercizio estetico, influenza prepotentemente la manovra della squadra di Spalletti.
Quante volte, infatti, abbiamo visto Kvaratskhelia e Lozano (o Politano) puntare l’uomo e cambiare passo; lasciare letteralmente sul posto il dirimpettaio con mortifere sterzate. Accelerando improvvisamente, oppure allungando il passo, l’attrezzo rigorosamente incolato ai piedi.
Tutte giocate in grado di spezzare la marcatura, trasformando un momento di stasi all’interno della partita, nel più significativo dei duelli individuali. Quello in cui l’aspetto creativo ed emozionale prevale sull’equilibrio collettivo preteso da certi allenatori in determinate situazioni.

Chiaramente, gli esterni azzurri garantiscono un elevato spessore al gioco, non solo nella trequarti offensiva. Quasi sempre il georgiano ed il messicano si abbassano molto, per aiutare i compagni nel mantenere la gestione del pallone. Veicolando nei compagni un senso di innegabile tranquillità. Su di loro, dunque, si appoggiano Mario Rui e Di Lorenzo affinchè Kvara ed El Chucky debbano cucire il gioco e consolidare possesso, proteggendo la sfera, pur ricevendola di spalle. Magari con l’avversario diretto incollato alle caviglie.
Una mentalità da gregari, che fotografa lo spirito di sacrificio imposto al gruppo dall’Uomo di Certaldo.
Ciascuno con il suo stile
Nella rosa del Napoli ognuno con il proprio stile.
Lozano è il classico game changer, uno di quelli che impatta sull’andamento dei match, spostandone la deriva in corso d’opera, con stop and go che lo fanno salire di marcia. Imprendibile in velocità; ruba progressivamente metri ai difensori, acquisendo una posizione di vantaggio, che poi completa con il cross.
Kvaratskhelia è l’icona perfetta del funambolo, abile a nascondere il pallone in un fazzoletto di campo. Interpreta il ruolo come una volta facevano le ali tradizionali, un misto tra Gigi Meroni e George Best. L’ampio bagaglio tecnico gli permette di mettere i piedi sulla linea e dopo scegliere la giocata migliore nel momento esatto in cui veramente serve.
Politano brilla per letture sopraffine. Capace di percussioni aggressive, che rompono l’allineamento difensivo, costringendo chi lo contrasta ad affannose corse all’indietro. Inoltre, offre la soluzione del taglio interno, stringendo e accentrandosi, per tirare in porta con il mancino, dialogare con Osimhen o ribaltare il fronte dell’attacco.

Elmas, infine, è uno consapevole dei propri innegabili mezzi, che mette a disposizione delle esigenze superiori, sacrificandosi in oscuri su e giù in fascia, coprendo la zona di competenza. Ergendosi in ogni caso a protagonista appena se ne concretizzano le opportunità.
Il Sassuolo è avvertito, quindi: come lo slogan della famosissima bevanda, che “Ti mette le ali…”, pure il Napoli domani sera intende sfruttare il potere dei suoi esterni. Talvolta devastanti, alla stregua di chi beve il noto energy drink.
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