Quanto accaduto nel match SpeziaNapoli è di una gravità inaudita. Ma non per i motivi sbandierati in modo tronfio da Gabriele Gravina. Il presidente della Figc, infatti, ha sentito il bisogno di palesare tutta la sua disapprovazione per i fatti del Picco, lasciandosi andare al classico commento di circostanza, infarcito di tanta demagogia.

Il calcio non può essere ostaggio di incivili e violenti: la risposta delle istituzioni deve essere forte e coordinata, mi auguro che vengano accertate quanto prima tutte le responsabilità…”.

Sarebbe lecito domandare a questo burocrate perchè mai non abbia sentito il bisogno di esprimere con vigoroso sdegno il medesimo disappunto ogni qual volta, dal Nord al Sud, nella stragrande maggioranza degli stadi italiani, si palesino con raccapricciante puntualità manifestazioni di intolleranza verso Napoli e odio nei confronti dei suoi simboli principali: sportivi, laici e religiosi.

Odio vero, altro che goliardia

Una tendenza, quella di nascondere la realtà e travisare i fatti, assai diffusa, non solo in Federazione. Che, del resto, si innesta perfettamente nella otite selettiva, associata ad una forma di miopia galoppante, consuetudinaria in commentatori vari e opinioniente assortiti. Tendenzialmente portati a stemperare gli effetti prodotti dal tradizionale repertorio che va puntualmente in scena ogni maledetta domenica: cori a sfondo razzista e appelli alla furia distruttiva del Vesuvio.

Ovviamente, non bisogna criticare costoro, ma compatirne la prostituzione intellettuale. Come biasimare chi si prostra agli interessi di editori e investitori commerciali, nient’affatto interessati ad accostare il loro prodotto televisivo ed i brand da pubblicizzare all’odio insensato verso i napoletani.

D’altronde, siamo da anni in presenza di una strisciante censura, associata ad una costante mancanza di volontà nel tentare di percorrere la via della trasparenza, evitando di etichettare il fenomeno con il suo vero nome e cognome: odio, razzismo, intolleranza.

Con la complicità delle Istituzioni politiche, ed il silenzio omertosa di qualsiasi autorità preposta al controllo di ciò che accade all’interno degli impianti sportivi, si tenta di derubricare sentimenti indegni per un popolo civile (teoricamente affratellato da un comune senso di appartenenza…), spacciandoli per mere goliardate da curvaioli.

Misura colma da tempo

Insomma, l’italico pallone sembra davvero tutt’altro che intenzionato a riconoscere quantomeno l’esistenza del problema. Figuriamoci se volesse poi veramente porre in essere i mezzi reali ed efficienti per estirparlo concretamente.

Allora, meglio continuare a tenere la testa nella sabbia, come lo struzzo. Nascondersi dietro l’indignazione di facciata. Raccontare la favoletta che da anni personaggi appariscenti ed elitari come Gravina tentano di spacciare come oro colato. Un atteggiamento tra lo snob ed il radical chic, tipico di chi si professa strenuo sostenitore di profondi cambiamenti.

Ma che in verità vuole solamente rimanere ancorato alla poltrona. Senza considerare che, dopo l’omicidio di Ciro Esposito, vittima nove anni fa di un vigliacco agguato premeditato, la misura stava diventando repentinamente colma. Facendo tracimare la tolleranza dei tifosi partenopei nella direzione (sbagliata…) dell’autotutela e della giustizia sommaria.

Cronaca di domeniche sempre uguali

Come in un crescendo rossiniano, la fredda cronaca obbliga dunque la scansione temporale delle varie fasi dell’escalation. Prima un agguato ad un pullman di tifosi del Napoli, bersagliati da numerose pietre che ne infrangevano i vetri.

Dopo, il leitmotiv mai passato di moda: “Lavali col fuoco…“. Quindi, al gol di Politano, è partito con tono irridente il coro: “Vincerete il tricolor…“. A quel punto, in Curva Piscina, divisa fra napoletani e spezzini, ha avuto inizio un reciproco lancio di fumogeni.

Trasceso nel momento in cui i padroni di casa hanno intonato con manifesto orgoglio lo sfregio gratuito: “Mi batte il corazon… è morto Maradona!“. Innescando la reazione cruenta degli ultrà ospiti, che hanno scavalcato la balaustra alla ricerca dello scontro fisico.

Adesso qualcuno pretende risposte forti. A costoro, però, sarebbe lecito domandare finora dov’erano quando chiunque si sentiva in diritto di vomitare le peggio cose su Napoli ed i napoletani…

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