Nel corso di una serata indimenticabile per tutti i tifosi del Napoli, Gianfranco Gallo ha dato voce alle parole di Maurizio De Giovanni, scritte in memoria di Diego, l’eterno numero 10 che ha cambiato per sempre la città ed i suoi abitanti. Il noto attore napoletano racconta la serata e le emozioni che ha vissuto, riuscendo a trasmetterle ai partenopei, che hanno accompagnato lo spettacolo con intensità e commozione.

“Hai prestato la tua voce alla lettera di De Giovanni, durante una serata in cui luci ed emozioni si son mischiate dando vita ad uno spettacolo irripetibile. Come hai vissuto quest’esperienza dall’interno?”

Gallo: “Ho vissuto la serata ma, soprattutto, la mattinata. Pioveva, è stata una preparazione abbastanza complicata, ma il risultato è stato indimenticabile. Stare fin dall’inizio in quell’atmosfera, vedere l’entrata dei calciatori per l’allenamento prepartita, e la statua… una serie di emozioni davvero forti, una dietro l’altra, nonostante sia un attore navigato. Recitare una poesia abbastanza lunga, davanti a 40.000 tifosi, che sono lì per vedere la partita e gioire per il loro idolo non è facile. È stato un rischio molto bello da affrontare!”

“I 40.000 si sono fatti sentire nel corso di tutto lo spettacolo di luci ed immagini, ma ti hanno ascoltato in silenzio mentre recitavi le parole di De Giovanni”

“Gianfranco Gallo e Maurizio De Giovanni”

Gallo: “Questa è stata una cosa bella ed incredibile! Ho iniziato a recitare ed è calato un silenzio quasi da teatro, surreale per uno stadio così pieno di tifosi. È stata una bellissima sensazione, ritrovarmi a gestire con la voce una massa infinita di persone. C’è stata subito sinergia tra me, le parole di Maurizio ed il pubblico, mi sono sentito una specie di domatore. La statua faceva il giro del campo, ed avvicinandosi ad ogni settore provocava un boato, che io dovevo gestire, alternando toni stentorei e morbidi. Per me è stata un’esperienza emozionante e bella, che da attore mi mancava”.

“A Napoli ti conoscono bene, e nonostante ciò racconti di esserti emozionato. Penso che questo dica tutto su cosa significhi entrare al Diego Armando Maradona”

Gallo: “Certo, poi è stato tutto difficile. Anche se devi necessariamente lasciare spazio al metodo, se ti emozioni non riesci a parlare più in una situazione del genere. Poco prima di leggere, una persona del Calcio Napoli mi ha detto “quando lei leggerà sarà buio completo”, ed io ho risposto subito “va bene, ok!” (ride, ndr); alla fine abbiamo fatto mettere una luce sul leggio. Quando uno studia per fare l’attore la prima cosa che gli dicono è “non crearti mai una vita facile, altrimenti le persone non si emozionano“, in questo caso non ho dovuto crearmi problemi perché già c’erano! (ride, ndr)

“Nonostante questi ostacoli, tutti si sono emozionati tantissimo!”

Gallo: “A proposito di questo, ho ricevuto dei messaggi bellissimi che non ho pubblicato, perché non mi piace autoelogiarmi. Però mi sono arrivate da tutto il mondo parole bellissime, che mi hanno fatto commuovere. “La ringrazio perché con la sua voce, le parole di De Giovanni e l’atmosfera del Maradona mi sono ricordato di quando ero ragazzo e vedevo le partite allo stadio“. Dopo la serata io e Maurizio ci siamo scritti, e scherzando ci siamo detti che uno fa tante cose nella vita e poi si ritrova a fare qualcosa del genere”.

“Come ti sei ritrovato a leggere le sue parole in un Maradona gremito di tifosi?”

Gallo: “Allora, io non conoscevo De Laurentiis. Maurizio, che è un mio estimatore e veniva spesso a vedermi a teatro, ha pensato subito a me quando dal Calcio Napoli gli hanno chiesto di scrivere per Diego. Tutto questo è successo solo un paio di giorni prima. Mi ha detto “se ti piace quello che ho scritto, vorrei che la leggessi tu“, ed ho subito risposto sì”.

Gianfranco Gallo prosegue su Diego: “Non solo perché mi piaceva, ma anche perché sono uno che ha vissuto il Napoli: ho anche partecipato alla serie “Maradona Sogno Benedetto”, vestendo i panni dell’ortopedico Giannini. Ero allo stadio in quel Napoli-Juve, partita della celebre punizione impossibile: mi sono dovuto vedere in una fiction in cui dicevano che lo stadio era il Delle Alpi. Ho vissuto Diego in tutte le sue sfaccettature con mio padre, abitavamo a 100 metri dallo stadio e con esso eravamo una sola cosa”.

“Per molti di noi il Napoli è una fede che viene tramandata da padre in figlio…”

“Un piccolo Gianfranco Gallo con suo padre”

Gallo: “Nel mio primo libro “Napoli da sotto a sopra” c’è un racconto molto divertente (Il Maradona del Cardellino) che narra la mia conversione. Da bambino tifavo per il Milan storico e vincente di Rivera ed altri campioni, e mio padre, malato del Napoli, era costretto a lasciarmi sotto l’albero di Natale la maglia di Pierino Prati. Mi portava anche allo stadio con mio fratello maggiore, loro due malati del Napoli mentre io ero ritenuto una specie di spia (ride, ndr): mi tenevano in disparte quando il Napoli segnava! All’arrivo di Maradona, comprai il biglietto quasi per curiosità ed andai nei distinti a vedere il suo arrivo. Fui folgorato quel giorno, ed improvvisamente mi ritrovai tifoso (malato) del Napoli, non volevo sapere più nulla del Milan. Diego non è soltanto il calcio, è un modo di essere, di rappresentare il sud“.

Gianfranco Gallo difende Diego: “Non voglio fare polemiche, ma è sbagliato continuare a parlare di Maradona con frasi come “anche se ha frequentato…“, secondo me la storia supera gli eventi. L’essere umano è fallace per natura, trovo stupido specificare ogni volta quelle cose: la festa dell’altro giorno dimostra che contano le imprese“.

“Difficile non condividere il tuo pensiero. Questa narrativa con tanti “se” e “ma” su Diego ha stancato. I messaggi che hai ricevuto da tutto il mondo sono eloquenti in tal senso”

Gallo: “Ti dico di più: la lettura della lettera doveva essere un audio da massimo 4 minuti, quindi preparato in anticipo e pronto per partire al giro della statua. Quindi registrai entro questi 4 minuti, ma essendo un testo lungo non potevo scandirlo con i tempi dello stadio, il cui audio ha un ritorno. La mattina di Napoli-Lazio mi chiama De Laurentiis, che mi dice “Signor Gallo vorrei parlarle perché l’audio non si sente bene“, e ci siamo messi d’accordo per leggere in diretta. Questa registrazione audio è stata montata e pubblicata con delle immagini da dei ragazzi di 20 anni. Diego ha valicato la sua era: è nella storia, non è più collocabile in uno spazio temporale”.

“Direi che è questa la forza di Diego Armando Maradona”

Gianfranco Gallo con gli altri invitati

Gallo: “Guarda, quello che ho notato l’altra sera è che c’era un’atmosfera… i calciatori avevano delle facce tirate, si vedeva che si sentivano investiti di un compito: dovevano vincere per forza. Si sentiva nell’aria. Ti dico di più, ci siamo ritrovato in tribuna autorità io, D’Angelo, D’Alessio, Siani, Sal Da Vinci, Gianluca di Gennaro, Salvatore Esposito… e confesso che, nonostante fossimo artisti diversi, si è creata spontaneamente un’atmosfera di grande amicizia. Anche dopo, durante il rinfresco, c’è stata un’atmosfera di amore che è andata sopra tutto. Diego è questo, non un semplice calciatore ma un modo di pensare. E se i giovani di 20 anni ancora cercano (e creano) video di Maradona, significa che lui continua a rappresentare questo: un modo di essere meridionali.

Ringraziamo di cuore Gianfranco Gallo per la sua disponibilità, ha saputo raccontare Diego come merita!

Il ricordo del 10 prosegue al Teatro Salvo D’Acquisto il 10 dicembre, alle ore 21 nel suo spettacolo “Stringimi Forte”: Gallo racconterà “il Maradona del Cardellino” e l’emozionante lettera a lui dedicata.