La difesa del Napoli sta funzionando poco e male. Un dato di fatto, supportato dalla asetticità dei numeri. Ma i 18 gol subiti – un abominio per chi intende realmente mantenere un briciolo di competitività in ottica alta classifica – sono semplicemente una mera statistica, da consegnare agli almanacchi. Comunque non casuale, che si riflette sul comportamento globale della squadra. Quello che spaventa, invece, è la costante criticità in cui si trovano gli azzurri ogni qual volta devono fronteggiare gli attacchi altrui.
Perché a causa di evidenti carenze individuali, i partenopei soffrono terribilmente sia avversari che cercano di imporre il loro gioco. Dunque, consolidano il giropalla, obbligando la controparte ad abbassarsi, subendo sostanzialmente il possesso. Il Real Madrid, per esempio. Ma sono incapaci di venire a capo anche di chi – tipo Inter e Juventus – ricava transizioni in campo aperto, sottraendosi a tentativi pigri e malriusciti di aggressione alto. Andando poi a nozze e sciamando negli spazi cosmici che si spalancano alle spalle delle linee di pressing alto.
Nondimeno, i mali dei Campioni d’Italia non risiedono esclusivamente nella retroguardia, bensì nella fase di non possesso intesa nel suo complesso. Sono sicuramente esacerbati da un atteggiamento talvolta svogliato e scarsamente reattivo. Pur se Mazzarri aggiustasse la maldestra pressione esercitata dai sui, resterebbe il problema della mancanza di almeno un centrale di personalità, capace di comandare là dietro. Altro che terzino sinistro, quindi: al Napoli serve come l’acqua all’assetato nel deserto un degno sostituto di Kim.
Dubbi e perplessità su Rrahmani
Nel marasma generale che ha affossato il Napoli, costringendo la proprietà a cambiare guida in panchina per disperazione, il rendimento di Rrahmani e Natan sta suscitando costantemente un mucchio di perplessità. Entrambi sono finiti sulla graticola, per motivi diversi, veicolando in tifosi e addetti ai lavori una sgradevole sensazione di pochezza tecnico-tattica.
Orfano di Kim, la scorsa annata uno dei protagonisti principali della cavalcata scudetto, il kosovaro non ha confermato la sua influenza. Palesando una pochezza nei meccanismi difensivi che l’ha trasformato nell’arco di pochi mesi nella controfigura di un solido baluardo. Nessuno si aspettava che potesse assorbire così in fretta la dolorosa dipartita del compagno di reparto. Tantomeno che perdesse improvvisamente efficacia nei fondamentali. Un tempo reattivo nel vincere i duelli individuali, nonché impareggiabile nelle marcature preventive, oggi Rrahmani rappresenta davvero una iattura per Mazzarri. Perché si accontenta di gestire le situazioni di uomo contro uomo, senza strafare.
Sul brasiliano, meglio stendere un velo pietoso. Arrivati a questo punto della stagione è doveroso chiedersi quanto pesino le sue innegabili lacune, che mettono a nudo tutte le perplessità di un acquisto affrettato, nonché sbagliatissimo. Mettendo, di conseguenza, nel mirino la rischiosissima scelta attuata dalla società: surrogare il coreano, vera ancora di sicurezza per una squadra che aveva un approccio assai propositivo alla partita, ergo difendeva altissima, con il semisconosciuto centrale acquistato dal Bragantino.
Insomma, lo scouting che in passato aveva abbondantemente dimostrato di avere occhio lungo e lungimiranza strategica, anticipando la concorrenza su potenziali asset di talento, però lontani dai riflettori, questa volta ha toppato clamorosamente. Non era scontato che Natan si adattasse immediatamente alla Serie A. Infatti, al momento appare veramente troppo grezzo per risolvere gli elefantiaci problemi sottopalla del Napoli.
Natan incognita e scommessa
Lecito adesso interrogarsi sui motivi per cui un club della galassia Red Bull, abituata a scovare potenziali crack di mercato e dopo specularci sopra, attraverso operazioni incrociate che prevedano il transito in Europa innanzitutto da Salisburgo o Lipsia, si sia disfatta per una cifra “onesta” di Natan. Forse i margini di crescita del brasiliano erano già arrivati al limite?
Domanda che ovviamente cadrà nel vuoto. Quel che è certo, il suo percorso di adattamento è abbastanza lento e claudicante. Del resto, si tratta di un ragazzino di ventidue anni. Ci vorrà tempo e pazienza. Due parametri che il Napoli attuale non può assolutamente permettersi.
Una soluzione potrebbe essere la difesa a tre, architrave del calcio di Mazzarri: una conversione che gioverebbe sia a Rrahmani che a Natan. A quel punto, il riferimento principale non sarebbe la palla e lo spazio, ma l’uomo. Inoltre, l’allenatore toscano si garantirebbe una maggiore copertura attraverso un centrale in più. Però i limiti numerici e qualitativi dell’organico non avallano un’ipotesi del genere. Almeno a breve termine.
Chissà che al mercato di riparazione di gennaio De Laurentiis non si decida a intervenire…
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