Il Napoli torna dalla città di Giulietta e Romeo con la consapevolezza di doversi completare. Ma anche con la necessità di trovare nuovi equilibri.
Nondimeno, l’esordio in campionato degli azzurri ha suscitato più applausi che delusioni.
Una sorta di euforia da fame arretrata, sufficiente però a destare l’appetito nei tifosi. In effetti, all’ombra del Vesuvio si stava vivendo con disperata rassegnazione il taglio dei costi imposto da De Laurentiis.
Ora, invece, i napoletani sono saliti su una giostra affascinante. E farli scendere non sarà affatto facile.
Del resto, sognare non costa nulla. Magari ci ha preso gusto pure la squadra, a prescindere dal valore dell’avversario. Il Verona, infatti, è notevolmente in ritardo rispetto ai ragazzi di Spalletti.
Lobo & Zielo in cattedra
Ovviamente, ci sono molti modi di vincere. Il Napoli ha scelto quello maggiormente eccitante. Mettendo in mostra forza e fantasia del terzetto d’attacco, che si candida come uno dei reparti più devastanti dell’intera Serie A.
Associandovi l’intelligenza di Lobotka. La partita dello slovacco racconta come sappia interpretare in chiave moderna la posizione di metodista: un campionario di giocate sul breve, strappi e verticalizzazioni. Alternate a intercetti e letture preventive.
Metti Zielinski in questo scenario tattico ed il polacco fa subito brillare gli occhi. La naturalezza con cui aggredisce lo spazio profondo e anticipa l’uscita di Montipò, rubandogli letteralmente il tempo, diventa sinfonia per chiunque voglia coniugare l’estetica al pragmatismo calcistico.
Piotr resta il principale talento a disposizione del tecnico di Certaldo. E poco importa che la cronica mancanza di continuità gli imponga di recitare a soggetto. Almeno domenica scorsa s’è attenuto ad un copione veramente esemplare.
Verona poca cosa
Certo, il Verona è apparso abbastanza svuotato. Tuttavia, al di là della precaria condizione degli scaligeri, ora il Napoli non può fare altro che insistere. Rilanciando le sue aspettative in ottica “Fab Four”.
Il Monza sarà capace di dire se la cinquina rifilata ai gialloblù di Cioffi sia stata la fugace illusione di un bollente Ferragosto, l’effimera parentesi di mezza estate, oppure l’inizio di un ambizioso progetto. In grado di far rotolare il pallone (ed i conti…) nel verso giusto.
La manita del Bentegodi, incandescente per i soliti cori beceri, infarciti di razzismo, eppure solo per un minuto bramoso di accomunare tutti i presenti nel commosso ricordo di Claudio Garella, rappresenta una massiccia iniezione di ossigeno puro.
I tre punti fanno dunque maledettamente bene allo spogliatoio partenopeo. Nonché all’anima depressa di chi ha visto partire gli idoli dell’ultimo decennio.
Napoli esaltata dalle new entry
Insomma, Kim sarà abbondantemente soddisfatto del debutto in maglia azzurra. Fregandosene, di qualche amnesia di troppo della linea difensiva.
Specialmente l’atteggiamento psicologico inopinatamente arrendevole, secondo tradizione, mostrato alla ripresa delle ostilità, manco fosse la classica partitella infrasettimanale.
Lo stesso dicasi per Kvaratskhelia, che ha restituito al ruolo di esterno la naturalezza nel saltare l’uomo. Di fronte alle serpentine ubriacanti in progressione e all’abilità con cui chiude la diagonale offensiva, impattando alla perfezione il cross di un pimpante Lozano, sfumano in dissolvenza i dubbi solamente sussurrati da una parte della critica sulle qualità dell’altra new entry.
Coreano e georgiano cominceranno a calarsi nella realtà che li attende, già domenica prossima, al cospetto dei neopromossi brianzoli, cari alla premiata ditta Berlusconi–Galliani.
Non sanno davvero in cosa possa trasformarsi il Maradona Stadium ebbro di entusiasmo. Tanto loro, quanto i Top Club (o presunti tali…) sono avvisati!
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