La sconfitta del Napoli con l’Inter ha prodotto effetti devastanti all’Ombra del Vesuvio. Sia emotivamente, che calcisticamente parlando.
Sembra quasi che il primo stop in campionato degli azzurri, tra l’altro, al cospetto dei nerazzurri, che non sono certamente gli ultimi arrivati, bensì una diretta concorrente, quindi costruita per (tentare di provare a…) vincere, abbia gettato nello sconforto più nero tutto l’ambiente partenopeo.
E’ indubbio che la squadra di Simone Inzaghi abbia accorciato le distanze in classifica. Così come appare evidente l’opportunità gettata al vento di allungare in classifica sul Milan. Oltre al messaggio che il gruppo gestito da Spalletti avrebbe dato all’intera Serie A, circa la fondatezza delle proprie ambizioni. Nondimeno, lasciarsi andare al pessimismo cosmico non giova affatto.
Il terribile infortunio di Victor Osimhen, da solo, non giustifica il terror panico che d’improvviso ha sciolto come neve al sole le sicurezze dei napoletani, destabilizzandoli al punto tale da ammantarne di paura il futuro prossimo.
Anche perchè piove sul bagnato dalle parti di Castel Volturno, visto e considerato che altri guai si sono aggiunti alla lista degli eventi nefasti che hanno caratterizzato il mesto ritorno della squadra da Milano.
Il Napoli sta perdendo letteralmente i pezzi. Anguissa è finito ai box, costretto a fermarsi a causa di una lesione distrattiva all’adduttore sinistro. Il camerunese salterà l’impegno di domani in Europa League con lo Spartak Mosca e la gara di domenica contro la Lazio. A Mosca, inoltre, sarà sicuramente assente pure Lorenzo Insigne. Una tendinopatia da sovraccarico al ginocchio destro, infatti, ne ha sconsigliato la convocazione.
In teoria, c’è poco da stare allegri. Ma bisogna assolutamente metabolizzare la botta. E soprattutto reagire immediatamente, piuttosto che piangersi addosso. L’equilibrio non è la principale delle virtù dei napoletani, a maggior ragione quando si tratta di mantenersi asettici e distaccati dagli eventi che scandiscono la vita della squadra.
In ogni caso, derubricare la mazzata di San Siro come il de profundis delle ambizioni azzurre, come ha fatto qualche Solone della critica, è intellettualmente disonesto. Altro che “accontentarsi” di arrivare tra le prime quattro. Non è questo il messaggio che va veicolato, all’esterno ed all’interno. La qualificazione alla Coppa dalle Grandi Orecchie non deve essere l’obiettivo minimo, funzionale a giustificare in maniera positiva questa stagione.
Insomma, sperare che il Napoli potesse vincerle tutte era inammissibile. Al contempo, è innegabile che si debba pensare a voltar pagina. I Top Club si vedono proprio nelle situazioni di grande difficoltà. Sono quelli che invece di sfaldarsi, si ricompattano e continuano a restare a lungo nei pressi dell’obiettivo.
Questo è il primo, vero, momento complicato che sta attraversando la capolista. Aspettiamo di vedere quanto inciderà sulla squadra e come reagirà lo spogliatoio. Sostanzialmente, i calciatori azzurri si scrolleranno di dosso antiche paure, tornando a imporre il loro calcio. Oppure il peso delle responsabilità li schiaccerà inesorabilmente. Ai posteri l’ardua sentenza…