Di Victor Osimhen con la valigia sul letto, quella di un lungo viaggio, manco Julio Iglesias sapesse già con un certo anticipo della volontà espressa nemmeno tanto velatamente dal numero nove di lasciare Castelvolturno, si parla sin da quando il nigeriano ha rinnovato il suo contratto col Napoli. Del resto, dopo una stagione decisamente fallimentare, se il calciatore (teoricamente…) più forte che hai in rosa ritiene che la sua ambizione debba avere un palcoscenico più grande e prestigioso di quello garantito dalla società di De Laurentiis, allora devi venderlo prima possibile. Altrimenti, basta un attimo e si trasforma in una pesantissima zavorra.
A quel punto, però, si riaccende il dibattito su chi potrebbe sostituirlo. Raspadori non è affatto adatto a ricoprire quel ruolo, poiché al netto di una evidente capacità nell’associarsi nello stretto coi compagni per cucire il gioco, alla stregua di un trequartista, negli ultimi sedici metri il suo contributo appare davvero limitato. Uno che i gol li ha sempre fatti, trascinando il marcatore diretto da una parte all’altra del campo, è Simeone. Peccato che sia stato mortificato dalle scelte di Mazzarri prima e Calzona poi. Inspiegabile l’ostracismo nei confronti de El Cholito, utilizzato esclusivamente nei minuti conclusivi dei secondi tempi.
All’ombra del Vesuvio, quindi, aspettano al varco le scelte della proprietà. I tifosi attendendo come il Messia chi verrà preso per rafforzare la prima linea e bullizzare le difese altrui.
Analogie tra David e Osimhen
Da qualche tempo pare sia finito sul taccuino del club partenopeo Jonathan David (classe 2000), del Lille. Uno dei grandi nomi della generazione d’oro curata da John Herdman, assieme a Alphonso Davies, Buchanan ed Eustáquio. Un gruppo di giovani talenti nordamericani capaci di condurre il Canada ai Mondiali in Qatar. Cancellando di colpo i pregiudizi ed i complessi di inferiorità nei confronti dei vicini Stati Uniti.
Il profilo di David potrebbe avere diverse analogie con Osimhen. Acquistando un vero sostituto del nigeriano, per posizione e modo di interpretare il ruolo, si limiterebbe dunque il rischio di snaturare completamente i principi in fase di possesso del Napoli. In effetti, è un attaccante ambidestro assai dinamico ed esplosivo nella corsa, abile soprattutto ad allungare la squadra, aggredendo la profondità. Comunque, gli piace anche spaziare sull’intero fronte offensivo. Lavorare spalle alla porta, abbassandosi e dialogando tra le linee. Del resto, pur non essendo un paracarro, raggiunge il metro e ottanta di altezza. Al punto da reggere l’impatto spalla a spalla con difensori maggiormente fisicati.
Quest’anno spesso s’è ripetuta la scena del canadese che accorciava fino al centrocampo, attirando fuori zona il marcatore. E dopo serviva l’inserimento di Yazici, che si era buttato nello spazio liberato dal movimento a uscire. A livello realizzativo è esploso definitivamente in Ligue1 la scorsa stagione, in concomitanza con l’arrivo sulla panchina dei “Les Dogues” del portoghese Paulo Fonseca, segnando 24 gol in 36 presenze.
Prospettive future
Nelle due annate precedenti, agli ordini di Galtier, aveva accumulato buoni numeri, vincendo anche un campionato, al suo primo anno nel nord della Francia, appena sbarcato dal Gent. Uno “scudetto” che per il Lille mancava da ben dieci anni.
In quella squadra, tuttavia, svolgeva un compito di supporto, tagliando dietro i difensori oppure defilandosi lateralmente, favorendo così gli smarcamenti profondi di Burak Yilmaz. Piuttosto che il movimento a stringere per la conduzione interna di Ikoné, ormai arcinoto in Serie A grazie alle sue prestazioni con la Fiorentina, o Bamba. Visto che entrambi giocavano a piede invertito. Specialmente l’ivoriano, una sorta di Robben in miniatura, si isolava e poi dribblava, per tentare la conclusione a rete.
Oggi invece David è un centravanti completo, sulla via della consacrazione definitiva, che ha compiuto un notevole balzo in avanti in termini realizzativi. Senza limitare il numero di cose utili alla manovra della sua squadra. Mettendosi in ogni caso al servizio del collettivo. Paradossalmente, proprio questa crescita, la sensazione di essere al posto giusto nel momento in cui serve, finisce per renderlo appetibili in ottica futura.
In fin dei conti è un attaccante multitasking, che può far comodo sapendosi destreggiare in qualità di punta centrale, tipico riferimento negli ultimi sedici metri, forte fisicamente. Nonché da “sottopunta” o seconda punta che dir si voglia, abile nei fondamentali e pure veloce.
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