Il mio pensiero su ciò che ha rappresentato El Pibe de Oro per le generazioni che non hanno potuto avere la gioia di ammirarlo dal vivo. Maradona ieri, oggi e domani.
Sappiamo, possiamo comprendere cosa abbia potuto rappresentare El Diez per la generazione che ha vissuto le sue gesta, ma cosa vive adesso, chi non lo ha mai visto giocare? Quali sono le sensazioni e i sentimenti di chi lo ha conosciuto solo tramite videocassette, Youtube o i racconti dei propri padri o nonni?
La generazione post-Maradona è cresciuta con un culto, quello del Pibe de Oro, tramandato con una parola che non lasciava spazi al dubbio: “Diego è stato il più grande”. Queste parole suscitavano curiosità, voglia di sapere perché. Perché Maradona dovrebbe essere il più grande di sempre quando adesso ci sono fenomeni assurdi come Messi, Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic…? Non si trovava mai risposta a questa contesa in stile GOAT in NBA.
Allora io, a 28 anni immagino, immagino che quel Dio del Calcio che acclamiamo nascondeva altro al di fuori dei magici piedi che aveva ricevuto in dono da chissà chi. Ho studiato, sono rimasto colpito da ciò che è stato in grado di fare con la pelota, con un semplice pallone che riusciva a comandare manco fosse un arto del suo corpo. Maradona è per i napoletani quello che Mercury è stato per la musica, quello che è stato Luther King per la comunità nera in America; è stato il tassello mancante ad una società, quella napoletana, sofferente per via del periodo storico difficilissimo, qualcosa che va oltre il comune calcio. Ha riscattato Napoli e la Campania tutta dai pregiudizi in un’epoca dove gli indegni pareri sui meridionali camorristi gettavano un’ombra tenebrosa su un popolo già in sofferenza per tutti i problemi portati dall’economia e dalla mala-gestione politica.
Essia, Diego Armando Maradona è Napoli, è Argentina. Quando pronunci il suo nome non puoi far altro che pensare a quella bella femmina che è Parthenope, morta di collera e trasformatasi in scoglio, uno scoglio approdato a Neapolis…la stessa Neapolis dove il Dio del Calcio sbarcò nel 1984, e forse mi vien da pensare, per vendicarsi di Orfeo.
Diego Armando Maradona è per me, e mi sento di parlare per tutta la mia generazione, il più grande calciatore, simbolo, idolo ed esempio di perseveranza non solo nello sport, di tutti i tempi.
E allora, il mio umile AD10S.
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Classe ’92, napoletano. Metto nero su bianco fatti e pensieri.