Nel corso della lunga intervista rilasciata da Aurelio De Laurentiis al Passepartout Festival di Asti, il presidente del Napoli non s’è limitato a parlare solo di calcio. Anzi, come sua consuetudine, ha toccato anche altri argomenti, facendolo sempre senza particolari filtri o giri di parole.
A chi gli ha chiesto che tipo di rapporto intrattiene con gli imprenditori di Napoli e Roma, ADL è stato chiaro. “C’è un grande industriale napoletano che si chiama Aponte, ha Msc. È un uomo che spende un miliardo e mezzo a nave solo per crociere e altri per le navi da trasporto, per i container. Vive e opera a Ginevra. Come mai non a Napoli? Eppure a Napoli ha tutta la flotta dei collegamenti con le isole. Io ho la scorta quando vado alla partita, ma quando sono a Napoli da solo mi rifiuto di avere la scorta, perché mi sento un uomo libero anche se qualcuno mi scrive ti uccidiamo, sei una merda perché magari l’ho fatto arrestare...”.
Considerazione che poi ha determinato nel proprietario azzurro una massima circa il suo personalissimo concetto di compromesso. “Con me il compromesso non esisterà mai perché quando vado a dormire spengo la luce e non mi devo portare dietro i problemi, infatti mi addormento subito. Se muoio domani, non ho problemi di coscienza da portarmi dietro…”.
Draghi, la politica e Cavour
Da esperto uomo di spettacolo, De Laurentiis s’è lasciato andare, tenendo la platea ancorata alle sue dichiarazioni. Astanti e intervistatori pendevano dalle sue labbra, in attesa magari di poter segnare lo scoop di giornata. E il produttore romano non ha lesinato, toccando i temi di più scottante attualità. In primis, il Recovery Found. “Di Draghi ho parlato a marzo dell’anno scorso, a Radio Capital. Mi aveva fatto i complimenti dopo la vittoria del ricorso contro la Juventus. Pur essendo juventini, quelli della radio mi chiesero che ne pensassi. Dissi che era un gentiluomo, un amico e quello che ci vorrebbe in Italia. Non bisogna solo avere i famosi 250 miliardi del Recovery, bisogna riuscire a indebitarsi per migliaia di miliardi, aprire cantieri, unificare un territorio che non è mai stato unificato…“.
ADL passa poi a parlare di Napoli città, prim’ancora che luogo privilegiato dei suoi principali affari calcistici. “Non voglio diventare borbonico ma Cavour è stato un gran paraculo a mandare Garibaldi a fare manfrina con la mafia in Sicilia per poter fare l’Italia unita. La ricchezza dei Borboni a Napoli era gigantesca, loro si sono portati via tutte le riserve d’oro e l’unificazione non è avvenuta sul piano territoriale. Quando ho visto l’Italia giocare e i calciatori cantare tutti insieme l’inno, rispetto ai turchi, con passionalità, mi ha fatto piacere. Al Sud non si sono mai fatte opere su scuole, infrastrutture, manca tutto. I problemi dell’Italia sono la malavita organizzata, che lo Stato non riesce a sconfiggere, e la mancata unità del territorio. Napoli era capitale nel ‘600 e nel ‘700, era una capitale europea terza solo a Parigi e Londra e da lì molti venivano a Napoli. Napoli nel ‘700 aveva il sistema fognario, pensi che ci sono alcune città in Sicilia che lo hanno avuto solo un decennio fa. Napoli è stata la prima nel mondo ad avere l’acqua corrente nelle case...”.
Il pensiero di De Laurentiis sulla “cosa” pubblica
Ovviamemte, parlando di Napoli, non poteva mancare un passaggio sul Governatore della città. “Con De Luca ho un buon rapporto perché andai a Salerno per motivi cinematografici quando ancora non mi interessavo di calcio. La trovai bellissima e ne volli conoscere il sindaco. Per quanto De Luca possa essere contestato da qualcuno, è una persona che ci mette la faccia e sta sul pezzo. Bisogna decidere: se siamo in ritardo di un secolo, se non decidiamo, quando recuperiamo? La sua gestione è una gestione ingiudicabile, come è ingiudicabile tutto il territorio italiano, visto che da due anni c’è il Covid, che è come una terza guerra mondiale anche se meno cruenta…”.
Mentre l’idea che il presidente del Napoli s’è fatta circa la figura istituzionale dei Sindaci appare tutt’altro che benevola. “Se io fossi un politico comincerei a levare i sindaci dalle città, perché non sono capaci di gestire la res publica dal punto di vista imprenditoriale e manageriale. Se si danno 9mila euro lordi al mese a una persona, quella ruba o sta lì per fare la carriera politica a Roma. Non sono capaci. Si rende conto di cosa significa amministrare una città? O si è un genio o un impostore, e poiché sono contro gli impostori dico che per Napoli dovremmo prendere il miglior manager tedesco. Infatti a Capodimonte abbiamo un bravissimo gestore francese, formidabile, straordinario. I cittadini che ne sanno di gestione di res publica? Finiscono per votare il colore politico per cui tengono, a parte i brogli che ci sono sempre stati. Ci vorrebbe una commissione di saggi di 20 persone che scelgono l’amministratore più giusto…”.
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