Alex Meret ha davanti a sé un bivio: scegliere come vuole reagire alla clamorosa papera sul tiro tutt’altro che irresistibile di Barrow. Senza quasi rendersene conto, l’Airone rischia di sprofondare nel loop negativo che ne aveva caratterizzato lo scorso anno. Specialmente dopo l’erroraccio su Pinamonti, a Empoli, che gli aveva attirato gli strali dell’ambiente partenopeo. Manco fosse l’unico responsabile di quella clamorosa rimonta.

Adesso, come in quei giorni, urge uno scossone emotivo, prim’ancora che tecnico. Perché il percorso di crescita passa anche da situazioni inaspettate, potenzialmente capaci di minare tutte le certezze costruite in questi primi mesi della stagione, condotti sempre sulla cresta dell’onda.

Un passaggio imprescindibile, dunque, per scrollarsi di dosso le critiche post Bologna. Per accantonarle, il portiere del Napoli deve necessariamente rimettersi in discussione, lasciare che fluisca la rabbia e scocchi la classica scintilla della rivalsa. Un sentimento legittimo, che anima ogni portiere dopo un gol subito e passa attraverso il piacere di ergersi nuovamente a ultimo baluardo della difesa azzurra.

Del resto, le dinamiche che impone il calendario compresso, causa Mondiali in Qatar, costringe ad andare avanti, senza concedere tempo per macerarsi sull’analisi di un errore.

Troppa severità nei giudizi

Sembra che in una frazione di secondi Meret abbia sperperato quel capitale enorme di credibilità, che si era costruito finora con buone prestazioni, condite da elevatissimi picchi di rendimento in almeno un paio di match, tali da far ricredere pure i suoi più acerrimi detrattori. Oltre a veicolare una immagine di forza per le ambizioni della squadra di Spalletti.   

Ovviamente non è così, occorre equilibrio nei giudizi. Non si può gettare la croce addosso al friulano solamente in virtù di preconcetti ideologici o luoghi comuni. Equivarrebbe a minarne la tranquillità, dando una ulteriore picconata ad uno stato d’animo certamente mortificato dall’errore. L’esatto contrario di quello che dovrebbe fare un critica costruttiva.

Ecco, se proprio si vuole analizzare lo strafalcione di Meret contro i rossoblù, appare evidente che non sia stato vittima della presunzione. Sicuramente s’è trattato di un approccio “morbido” alla parata. Magari la squadra poteva muoversi meglio in fase difensiva, evitando di schiacciarsi troppo verso il basso. Un atteggiamento quantomeno passivo, funzionale a lasciare spazio a Barrow per calciare liberamente fronte alla porta.  

Chiaramente, in questo scenario, l‘intervento dell’estremo difensore azzurro è rivedibile. Comunque mai sciatto.

All’Olimpico per riscattarsi

Tuttavia, da un professionista che gioca a questi livelli si pretende enormi capacità gestionali, che travalicano le questioni afferenti esclusivamente il campo: deve essere preparato fisicamente, conoscere i fondamentali del ruolo e valutare correttamente le letture.

Poiché il calcio è semplice, diventa intuitivo pensare che ora Meret voglia replicare ad un intervento imperfetto. I giocatorini sbuffano e calano il capo invece di reagire.

Ma il portiere del Napoli ha talento individuale, associato a capacità tecniche e mentali per attuare un piano funzionale a riscattarsi. Una sorta di ribellione alle avversità, che potrebbe saltare fuori già con la Roma. D’altronde, l’Olimpico è lo scenario adatto per ergersi a protagonista.

Una prestazione di livello superiore trascinerebbe Alex fuori da problemi, nati in larga parte da una giornata storta.  

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