Sarebbe interessante per qualche istante fare un giro nella testa dei dirigenti della Uefa. Tranquilli, a naso serve poco tempo. Non c’è traffico, pochi neuroni in giro. C’è una stagione che è stata stravolta a causa della pandemia. Campionato sospesi, alcuni, vedi quello francesi, troncanti di botto. Champions League e Europa League sconvolti, si è dovuto ideare un nuovo format. Si gioca a porte chiuse, con i giocatori che in occasione della fase finale di Champions e E.L. sono in ritiro obbligatorio. Costretti a fare tamponi un giorno sì e l’altro pure. Eppure in questa condizione pazzesca hanno paura di spostare Barcellona-Napoli in campo neutro, nonostante quello che sta accadendo in Spagna coi nuovi contagi.
In una situazione in cui nulla è normale, perché esitare a cambiare la sede di una partita che per altro è prevista a porte chiuse? Mistero. Non mistero della fede, ma mistero del neurone assente. Uno si chiede: ma se per caso un giocatore, un addetto ai lavori, un giornalista/fotografo dovesse contagiarsi a Barcellona cosa accadrebbe? O risultare positivo dopo la trasferta, magari per essersi contagiato prima o dopo, ma senza avere la certezza di dove sia capitato?
Per altro non si facilita il lavoro di nessuno. Ora per una squadra di calcio (sono mediamente una quarantina di persone che si muovono) problemi organizzativi non ce ne sono. Un albergo lo si trova, in un modo o nell’altro. Ma tutti gli altri addetti ai lavori hanno il tempo di organizzarsi? Trovare un volo aereo, un albergo e compagnia cantando?
Il sottoscritto, per tutta evidenza sbagliando, era convinto che alla fine la gara si sarebbe giocata a Barcellona, a porte aperte. Le cose poi non sono andate in questo modo. E adesso però non si capisce il perché di questi tentennamenti. La verità, probabilmente, è che qualcuno in modo puerile aspetti che sia un altro a decidere. Il Governo spagnolo piuttosto che quello italiano (che non lo faranno mai, siamo nel pieno di una già disastrata stagione turistica). O magari l’OMS. Non dimentichiamo che i campionati si sono fermati solo quando l’OMS ha dichiaratolo stato di emergenza mondiale. Adesso nessuno si muove. E c’è il paradosso di una partita, a porte chiuse, che non si sposta solo perché nessuno ha le palle di accollarsi una decisione che sarebbe sacrosanta. Sacrosanta ma foriera di critiche stupide.

Giornalista