Ironia della sorte, quando il Napoli ufficializzò Jesper Lindstrom per 25 milioni di euro – la cifra più alta sborsata dai Campioni d’Italia nella campagna acquisti estiva -, nessuno immaginava che il danese sarebbe finito ben presto nel dimenticatoio. Ai margini delle rotazioni di Garcia, letteralmente accantonato dopo una sola presenza da titolare, a Lecce.

Eppure, l’ex Eintracht Francoforte era considerato dalla critica uno dei principali colpi sparati dalle squadre italiane sul mercato estero, sempre povero di investimenti importanti. Specialmente se concretizzati attraverso un reale esborso di cassa, piuttosto che in virtù di operazioni creative. Formule contrattuali diverse dal cash, come ad esempio il classico prestito, con buona parte dell’ingaggio sostenuta dal venditore.

Diverso a Francoforte

Magari il Napoli attuale è il posto meno adatto per scoprire che giocatore sia Lindstrom. Al netto delle ambizioni, mortificate da una evidente mancanza di brillantezza nel gioco, la piazza partenopea, al momento, rimane piena di pressioni. Infatti, finora l’allenatore è stato incapace di creare un contesto tattico accogliente per il danese.

Forse perché nel 3-4-2-1 ipercinetico di Oliver Glasner veniva utilizzato prevalentemente da trequartista, pur non essendo un catalizzatore di palloni. All’occorrenza, pure in posizioni di campo più esterne, per facilitare e anche controllare il ritmo. Una circostanza che probabilmente ha tratto in inganno un po’ tutti.

In effetti, pur avendo peculiari caratteristiche tecniche – velocità, pulizia nei fondamentali e dribbling – non sembra la classica ala che si apre per ricevere il pallone da fermo in ampiezza. Quindi punta l’avversario, isolandosi in situazione di uno vs uno, saltandolo e lasciandolo sul posto.

La domanda dunque sorge spontanea: che impatto può mai garantire un offensive player, cui piace muoversi in relazione ai compagni con attitudini da mezzala, all’interno di un sistema nient’affatto proattivo, tantomeno fortemente orientato all’aggressività, come quello voluto dal francese, resta un mistero.

Da mezzala è meglio

Bisogna aggiungere che a causa di un fisico esile, per l’ambizione di giocare stabilmente in mediana, potrebbe soffrire nei contrasti al cospetto di avversari maggiormente strutturati.

Nondimeno, la sua è un’indole tipica da generoso interno di centrocampo, che strappa in progressione. Intelligente nelle letture, le volte che si smarca e va a prendersi lo spazio alle spalle delle linee di pressing altrui.

Insomma, la giusta collocazione di Lindstrom potrebbe essere da mezzala sinistra. Perfetto complemento di Zielinski. Del resto, è inevitabile che il polacco possa avere un calo di forma. Complicato per chiunque avere un rendimento costante, distribuendolo su una quarantina di partite.

In questo scenario, il fatto che Garcia voglia cambiare il Napoli, passando al 4-2-3-1, potrebbe giovare proprio al danese: una pedina preziosa in un contesto di gioco in cui gli azzurri non risalgono dal basso col possesso intenso e qualitativo. Bensì, associandosi in campo aperto.

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