Che il matrimonio tra Lorenzo Insigne ed Aurelio De Laurentiis stia per giungere al capolinea è una sensazione tutt’altro che campata in aria. Pochi giorni ancora e probabilmente scorreranno i titoli di coda su 415 presenze con il Napoli, condite da 114 reti.
Economicamente irrinunciabile la proposta pervenuta dalla MLS: il Toronto, infatti, offrirebbe un contratto di 5 anni, a circa 10 milioni di euro a stagione. Arricchito da sontuosi bonus legati a gol e assist.
Lo scenario che si prefigura all’orizzonte, dunque, è andare a scadenza. Svincolarsi a parametro zero il prossimo 30 giugno. In ogni caso, l’intenzione del numero 24 in maglia azzurra sarebbe quello di concludere la stagione all’ombra del Vesuvio. E soltanto dopo trasferirsi in Canada.
A dispensare il suo indiscutibile talento. Magari insegnando pure ai nuovi compagni la musicalità di un sonoro “A.B.E.M.”.
Giorni da segnare in rosso
Se veramente fosse così, allora non resta che augurare buon viaggio al Capitano. Non deve essere stato affatto semplice per il folletto di Frattamaggiore portare quella fascia sul braccio. Lui che, cresciuto nel settore giovanile, ha fatto l’intera trafila, fino a coronare il sogno che alberga nel cuore di ogni bambino. Ovvero, diventare protagonista nell’impianto di Fuorigrotta, con addosso i colori del Napoli.
Nondimeno, certe volte essere un prodotto del vivaio è ingombrante al punto tale da trasformarsi in un onere troppo grande. Quasi insostenibile, per sopportarne il peso. Anche se Lorenzinho non ha mai rifuggito dalle responsabilità, tirandosi indietro. Talvolta eccedendo in sofismi tecnici. Mai manchevole sul versante del coinvolgimento emotivo, piuttosto che nel sacrificio tattico, in funzione delle primarie esigenze del gruppo.
Del resto, nemo propheta in patria. Ovviamente, siamo ben lungi da scomodare le parole pronunciate da Gesù, tese a stigmatizzare la fredda accoglienza che gli rivolsero i suoi conterranei a Nazareth.
ADL punta tutto sul ribasso
Eppure, appare talmente evidente quanto sia stato urticante per una parte della tifoseria partenopea riconoscere in questi anni i meriti di Insigne. La sua progressiva ascesa nell’Empireo dei Top Player contemporanei. Almeno in Italia, e limitandosi ai calciatori della sua generazione.
Superfluo, a questo punto, rimarcare l’invidia di taluni, capace di generare incomprensioni con la piazza. Ben al di là delle proverbiali debolezze palesate dallo stesso giocatore in determinati frangenti.
Ormai è tardi. Sembra davvero che Lorenzo possa continuare a immaginarsi felice solamente a chilometri di distanza. Addirittura dall’altra parte dell’emisfero. A cercare il successo lontano dalla squadra che gli ha dato i natali calcistici. Diventata improvvisamente ingombrante.
Quanto la posizione intransigente sostenuta da De Laurentiis: 3,5 milioni, più uno di bonus, per rinnovare fino al 2025.
Scelte di vita… e di bilancio
Chiaramente, non deve essere veicolata alla gente l’immagine di Insigne nei panni del coniuge infedele. Tantomeno, però, della povera vittima, sacrificata sull’altare di un sostanziale ridimensionamento portato avanti dalla proprietà. Se non nelle ambizioni, sicuramente nell’ottica di tagliare i costi a medio e lungo termine.
Il mancato accordo tra le parti, quindi, non va interpretato come la volontà di defenestrare il presunto “traditore” agli occhi dell’intero ambiente napoletano, offrendolo al pubblico ludibrio.
Bensì come una precisa strategia societaria, che coerentemente con la rinnovata policy aziendale, tesa al contenimento delle spese per il personale, sceglie consapevolmente di rinunciare ad un asset di assoluto valore. Anziché appesantire oltremodo il bilancio, con un ingaggio fuori dalla sua realtà attuale.
Ecco perché, a differenza di altri casi, questa volta a nessuno dovrà venire in mente di puntare il dito accusatorio, latrando “es tu culpa…”.
Importante ricordarlo soprattutto alla gente. Non sottrarsi con abili pretesti e metterci comunque la faccia: è un affare che conviene un po’ a tutti.