Nel salotto televisivo di Fabio Fazio, di RAI 3, Che tempo che fa, arrivato al ventesimo anno di produzione, si è seduto un allenatore giovane ma di belle speranze.
Carlo Ancelotti.
Facciamo ironia, si capisce.
Utilizziamo però l’intervista a re Carlo V per focalizzare alcuni punti che son riscontrabili anche in chiave Napoli.
Teso come un elastico anche dopo 1200 panchine e titoli ovunque e scaramantico da guinness dei primati.
Lo stesso gilet blu scuro utilizzato nel 2012 per la finale Champions ancora in uso ora.
Tanti ricordi, tanti aneddoti, campioni, attaccanti, allenatori, Paesi e presidenti.
Una infinità di trofei e unico coach a vincere i 5 campionati europei più importanti.
Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania.
Eppure questo grande uomo è chiaro in un dettaglio minimo.
Il calcio moderno è diverso anche da quello di due anni fa.
Il Covid che ha tolto tanto ha però dato una news che spesso è non giustamente considerata.
Le gare finiscono al fischio dell’arbitro. Con i 5 cambi, le gare ricominciano anche a 15-20 minuti dalla fine.
Lo dice Ancelotti, lo aveva inventato un certo Vujadin Boskov.
“Rigore è quando arbitro fischia” diceva il maestro.
Ecco lo abbiamo visto nell’incontro con l’Udinese di Sottil. Il Napoli lo ha imparato e gli è andata bene.
I 5 cambi cambiano ogni gara. I 5 cambi anche a 20 minuti dalla fine possono stravolgere una partita ottimamente condotta.
Serve concentrazione in chi resta in campo ed ancor più in chi entra.
Non c’è ritmo amichevole né ritmo da partitella estiva. Anche solo per 10 minuti chi entra deve sentire il “peso” di una grande responsabilità.
Vanno particolarmente avvertiti quelli che si riscaldano a bordo campo.
Raspadori, Simeone, Politano, Demme e tutti gli altri uomini dei 30 minuti, attenzione e lucidità. Serve tutto il vostro sacrificio e desiderio di vivere l’utilità.
Tutti nessuno escluso è chiamato a formare questo Gruppo.
Pedagogista dello Sport