Che il calcio voluto da Gattuso sia sostanzialmente orientato a dominare il gioco attraverso il possesso è evidente. Come palese, del resto, appare il tentativo di adottare un sistema flessibile, capace di modulare il classico 4-2-3-1 di partenza ai movimenti dell’avversario.

Una tendenza confermata alla Sardegna Arena. Perchè la vittoria con il Cagliari non solo consente agli azzurri di cominciare bene l’anno nuovo. Soprattutto, ha evidenziato i notevoli progressi sul piano della produttività offensiva.

Ovviamente, non è soltanto questione di creatività negli ultimi trenta metri, unita alla rinnovata fiducia in chiave finalizzativa.

Catene laterali e ampiezza

Contro i rossoblù, il Napoli ha sfruttato molto le catene laterali, spingendo costantemente sugli esterni. Una situazione in grado di esaltare i due terzini. Controbilanciata, al contempo, da un prezioso lavoro in fase di copertura.

Non è un caso, d’altronde, se i partenopei possono annoverare la miglior difesa della Serie A, con 13 reti subite in 14 partite.

Insomma, l’effetto più immediato del pokerissimo che ha inaugurato il 2021 va ricondotto alla centralità rivestita nello scacchiere azzurro da Di Lorenzo e Mario Rui.

Al di là del risultato roboante, quindi, emergono proprio loro, tra i più deludenti prima della sosta, quelli che hanno tratto maggiormente beneficio dalla pausa natalizia.

Entrambi hanno svolto un ruolo di primo piano, al netto di qualche inutile leziosismo del portoghese. Spingendosi spesso in sovrapposizione, hanno interpretato il ruolo in chiave moderna.

La partecipazione alla manovra come un centrocampista aggiunto a tutti gli effetti ha costretto i padroni di casa a correre all’indietro. Guadagnando ampie porzioni di campo.

Sfruttare la costruzione a tre

Ma per apprezzare tutte le sfumature generate dalla loro prestazione sul gioco collettivo del Napoli, non basta mettere a fuoco la partecipazione attiva e costante allo sviluppo del possesso nella trequarti cagliaritana.

Il vero plusvalore è dato dalla partecipazione alla risalita del pallone. La presenza di un centravanti dalle spiccate caratteristiche posizionali come Petagna, infatti, ha suggerito a Gattuso un piano gara meno ossessivamente verticale.

Così, nella fase di costruzione bassa, Ringhio ha responsabilizzato i laterali. Pretendendo che ad inizio azione Mario Rui si alzasse.  Chiedendo a Di Lorenzo di stringere al fianco dei centrali.

Indipendentemente dallo schieramento difensivo, dunque, gli azzurri utilizzano una difesa tre in fase di impostazione. Una tendenza estremizzata dal comportamento del portiere.

Effettivamente, quando gioca Ospina, i partenopei accettano un maggior coinvolgimento del portiere. L’onere di rischiare consapevolmente il palleggio a pochi metri dalla linea di porta. Il colombiano funge da vertice basso, offrendo una ulteriore linea di passaggio al giropalla.

In quest’ottica va interpretato pure lo smarcamento di Fabiàn Ruiz. Ieri, con il Cagliari che accorciava in avanti, lo spagnolo è stato bravo a defilarsi. Andandosi a trovare una “mattonella” laterale, l’ex Betis creava continuamente una nuova linea di passaggio, più avanzata.

In questo modo, ripuliva la zona dalla pressione, producendo un calcio lucido e razionale. Una giocata semplice. Alla quale, tuttavia, Di Francesco non è riuscito a trovare idonee contromisure.

Napoli, le alternative ci sono

Magari è ancora troppo presto per farsi prendere da facili entusiasmi. Il campionato è lungo, ricco di incognite, per attribuire al Napoli qualcosa di diverso dal ruolo di outsider in cerca di legittimazione, nella lotta allo Scudetto.

Nondimeno, alla luce di quanto s’è visto ieri, gli azzurri dovrebbero continuare a cavalcare la straripante onda dei sui terzini.

Una via alternativa al calcio diretto, rapido e verticale, immaginato dallo staff tecnico all’alba della stagione.

Chissà che non siano Di Lorenzo e Mario Rui a garantire quella spinta propulsiva idonea a mantenere la squadra di Gattuso nella scia delle più credibili tra le pretendenti ad un posto tra le cd. Fab Four

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