Il Benevento è lontano 10 punti dalla zona calda della classifica. Una distanza relativamente sicura rispetto alle attuali candidate alla retrocessione, da consentire agli Stregoni di approcciarsi al derby con una certa dose di fiducia.

Sicuramente i Sanniti devono essere considerati una delle sorprese della Serie A. Nei pronostici della vigilia un po’ tutti ne pronosticavano un campionato all’insegna della sofferenza.

Ed invece la squadra di Filippo Inzaghi naviga in acque decisamente più tranquille. Merito anche delle scelte in sede di mercato del diesse Pasquale Foggia. Che ha operato in funzione delle indicazioni del suo allenatore per realizzare un piccolo miracolo. Non solo gestionale.   

Pochi spazi, molta attenzione

E’ innegabile, infatti, che SuperPippo abbia delle interessanti idee tecnico-tattiche. Capaci di impattare in maniera determinate sul calcio prodotto dal Benevento. Ridisegnato sui principi del cd. “Albero di Natale”.

In effetti, il sistema di base è inequivocabilmente il 4-3-2-1. Ambizioso ed organizzato in entrambi i momenti in cui si sviluppa il match. Ma particolarmente attento a non concedere spazi vitali alla manovra altrui.

Nell’interpretazione della fase di non possesso, i giallorossi tendono innanzitutto a chiudersi nella propria trequarti, con due linee assai strette e corte.

L’obiettivo è evidente. Non subire imbucate centrali, evitare che gli avanti avversari possano ricevere la palla nella zona più pericolosa da controllare. Ovvero, tra le linee, alle spalle dei centrocampisti.

Questo atteggiamento, tuttavia, non indica un orientamento prettamente passivo ed attendista. Al contrario, Inzaghi pretende dai suoi che pressino in avanti, con la chiara intenzione di accorciare sul portatore di palla, e contemporaneamente, mettere in ombra i possibili appoggi. 

Specialmente nel caso in cui fossero i centrali del Napoli ad impostare.

Ovviamente, la filosofia dei partenopei, al netto delle difficoltà che sta attraversando attualmente la squadra di Gennaro Gattuso, resta sempre quella di fare possesso. Invitare il dirimpettaio ad alzarsi. Cosicchè si possano creare le condizioni per andare successivamente in profondità.

Si profila, dunque, all’orizzonte un piano gara in cui i padroni di casa proveranno a risalire il campo attraverso la costruzione dal basso. La classica ragnatela di passaggi brevi e rasoterra, coinvolgendo spesso pure il portiere. In sostanza, palleggiare insistentemente per attrarre il Benevento.

Andare in ampiezza, per far male al Benevento

Paradossalmente, la strategia del  Benevento potrebbe favorire gli azzurri, qualora fossero costretti a lavorare in ampiezza, per sottrarsi alla pressione.

Impossibilitati a fare il tradizionale calcio posizionale cui anela Ringhio, il Napoli si vedrebbe obbligato a sfruttare le catene laterali. Avendo esterni offensivi, abili a isolarsi in situazione di uno contro uno, le alternative sarebbero due. Puntare il marcatore diretto e generare superiorità numerica in fascia. Cosa rara, visto che sono schierati a piede invertito, e quindi portati per indole a stringere dentro al campo.

In ogni caso, il loro movimento libererebbe l’out, favorendo le sovrapposizioni dei terzini.

Altrimenti si può immaginare di ribaltare il fronte d’attacco. Cambiare continuamente campo, non prima di aver esasperato il possesso. Obbligare chi si difende a fare densità in zona palla e dopo andare dalla parte opposta, sul lato debole.

In avanti, dinamismo e profondità

Il Benevento, un po’ per indole, molto per impostazione dottrinale del suo allenatore, punta decisamente sulle transizioni. Gratificando la fase offensiva con il dinamismo di Lapadula e la velocità di Caprari.

Elementi fondamentali nel determinare in avanti, grazie a spostamenti pianificati nella zona di rifinitura. Nel contesto del gioco organizzato di Pippo Inzaghi, quando eseguono bene i movimenti a tutto campo, creano un mucchio di problemi agli avversari.

I due offensive players, tutt’altro che centravanti tradizionali, si avvicendano nel saturare gli spazi sull’asse centrale, attirando fuori i difensori, disarticolandone l’allineamento.

Lapadula è un generoso. Ama spendersi e mettersi a disposizione dei compagni, sacrificando lucidità negli ultimi sedici metri a favore di un lavoro oscuro. Poco pubblicizzato, eppure imprescindibile per i giallorossi.

Viene incontro nel cerchio di centrocampo, per sottrarsi alla marcatura e farsi trovare libero dalla pressione diretta alle sue spalle. Una volta ricevuto il pallone, scarica in profondità, favorendo l’inserimento di Caprari.

Una situazione che i centrali del Napoli dovranno gestire con attenzione. Prestando la massima cura alle marcature preventive ed alle scalate di reparto. Leggendo in anticipo le intenzioni dei beneventani, senza rischiare alcunchè nelle uscite a caccia del pallone, tese all’anticipo o all’intercetto.

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