Quando McTominay è sbarcato all’ombra del Vesuvio in tanti hanno cominciato a sospettare che Anguissa gli avrebbe fatto presto spazio nell’undici titolare. Del resto, in estate il Napoli aveva individuato proprio lì nel mezzo il settore dove era necessario inserire dei rinforzi che potessero favorire un miglioramento della rosa. Non volendo fossilizzarsi su un nucleo ristretto di giocatori, nonostante la mancata partecipazione alle Coppe europee.

Inoltre, il sistema di gioco implementato da Conte, con i due mediani, associato al rendimento nella passata stagione, sicuramente al di sotto dei suoi elevati standard abituali, lasciavano presagire il sacrificio del camerunese. Invece, l’allenatore salentino non ci ha pensato nemmeno per un attimo a relegarlo in panchina, portando avanti un progetto indubbiamente assai ambizioso. Vale a dire, rinunciare alle mezzali che supportano il metodista, a favore del doble pivote.

Anguissa nuovamente determinante

Un contesto in cui inizialmente Anguissa pareva poco a suo agio, dovendo coprire una maggiore porzione di campo, senza un terzo a fare da riferimento nel reparto. Lasciando dunque al solo Lobotka l’onere di equilibrare le due fasi, bilanciandone i movimenti tipici da mezzala offensiva, che satura gli “half spaces”. Rimembranze di quando giocavano ancora a tre. Ergo, privandolo della sicurezza garantita da una adeguata àncora di salvezza, che ne assecondasse gli strappi palla al piede, con cui solitamente costringeva gli avversari ad allungarsi, correndo all’indietro.

In ogni caso, il numero 99 in maglia azzurra sta rivelando tutta la sua utilità a centrocampo. Perché non si limita semplicemente a contendere le “seconde palle”. Oppure scaricare il pallone e poi accorciare in avanti, ripulendo il possesso. Consapevole che lui e Lobotka debbano offrire copertura reciproca alla zona nevralgica, Zambo legge costantemente la disposizione degli avversari. Così riconosce quando e come attaccare la profondità, invece di limitarsi a verticalizzare, cercando la traccia per imbucare.

La classica giocata di Anguissa rimane quella di usare quel corpo filiforme ed al contempo spigoloso, che non gli dà esattamente l’eleganza dell’indossatore in passerella, per ribaltare il fronte con la squadra sotto pressione. Resistere ai contatti col marcatore diretto, tenendolo a debita distanza. Piuttosto che liberarsi dalle attenzioni altrui grazie al primo controllo orientato, generalmente con l’esterno destro.

Controprova Juventus

Ovviamente, in questo scenario è complicato immaginare che McTominay, per potenziale e qualità tecniche, possa accontentarsi di essere un mero rincalzo. E non una vera alternativa a Lobotka ed Anguissa. D’altronde, lo scozzese ammirato al suo debutto nei pochi minuti contro il Cagliari ha dimostrato di essere un profilo capace di esprimersi compiutamente, sia offrendosi in appoggio agli offensive player, che aggredendo lo spazio. Per quanto sia poco probante lo spezzone finale di una gara abbondantemente in ghiaccio.

Rimane il fatto che rompendo tatticamente col passato Conte si aggrappi ad Anguissa, incassando il prezzo del coraggio, in ossequio al principio per cui la fortuna aiuta gli audaci. Al momento, quindi, il camerunese offre qualcosina in più rispetto alla concorrenza. Adesso bisogna solamente aspettare la controprova del big-match con la Juventus per vedere se le cose a centrocampo stanno andando al loro posto.

Eppure Napoli da sempre è un ambiente particolare: l’equilibrio stride chiaramente con le aspettative per la gara di sabato, vista l’accesa rivalità tra azzurri e bianconeri. Perciò null’altro che buon senso, quello palesato dall’Uomo del Salento dopo quattro giornate. Che sembra aver già trovato una connessione con la piazza partenopea, riuscendo a veicolare all’esterno la sensazione di un gruppo subito coinvolto emotivamente dalle sue idee. Insomma, all’Allianz Stadium l’ardua sentenza.

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