Aurelio De Laurentiis è tornato a parlare. Finalmente, il presidente del Napoli ha rotto il silenzio stampa e ripreso l’interazione con i media. Un fiume di parole, com’è nel dna del produttore romano. Indubbiamente un istrionico personaggio, dotato non solo di una grandissima capacità dialettica. Quanto di una innegabile abilità nel svicolare dinnanzi alle domande più imbarazzanti, portando l’interlocutore proprio dove non vorrebbe essere mai condotto.
Così, i quesiti in tema di mercato, propedeutici ad approfondire i programmi futuri, sono stati bellamente aggirati, scaricando buona parte delle responsabilità sul Covid, e sulla conseguente crisi prodotta nel sistema calcio. Con i conto paurosamente in rosso. “Il problema del bilancio è che è passato da 20 milioni di stipendi a 156 milioni. Bisogna sanare questo problema, il Napoli spende cifre che non fattura. In questo mercato tutti sono afflitti dalle perdite, c’è chi fattura molto più di me ma non mi ha pagato o comunque mi sta pagando questa settimana. Non c’è un ridimensionamento, ma una presa di coscienza che dal punto di vista del bilancio il budget va rivisto. In caso contrario la società fallisce. Bisogna tagliare le spese eccessive...”.
Le considerazioni presidenziali hanno scatenato domande pungenti in tema di trading players. La risposta di ADL non s’è fatta certamente attendere. Anzi, coerentemente con la politica degli anni passati, il presidente partenopeo ha assicurato la platea circa la potenziale cedibilità di tutti i giocatori in rosa. Chiaramente, qualora arrivasse un giusto prezzo. “Basta vendere un giocatore? Forse no, bisognerebbe vendere chi negli anni ha aumentato l’ingaggio che il Napoli non può più pagare. Il Covid ci ha creato un brutto scherzo, ci ha fatto perdere fiducia nelle istituzioni. Pensavamo che finisse prima, ma l’errore è stato farsi prendere dall’entusiasmo. Due acquisti non avrei dovuto farli, alcuni spostamenti neppure. Avrei dovuto congelare tutto. Da ultra ottimista ho investito troppi soldi e mentre investivo mi dicevano che c’era un contratto di altri 5, 2, 3 anni che non potevano rispettare. Sono andato avanti, ma ho fatto un errore di valutazione: ho pensato che gli altri la pensassero come me...”.
Ovviamente, lo spettro del ridimensionamento si staglia all’orizzonte, obbligando la platea a interrogare De Laurentiis sul rinnovo di Insigne e sul taglio allo stipendio di Mertens. “Mertens l’ho rinnovato 2 anni fa, ha un altro anno, l’uno non è relazionabile all’altro, hanno anche ruoli diversi. Dal lungo confronto con Spalletti verrà fuori quello che si può fare e quello che non si può fare, sulla carta. Poi vediamo se i piani sono realizzabili…“.
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