La VAR è uno strumento assai criticato, almeno per il suo format attuale. Ma in realtà produce effetti importantissimi sulla veridicità del campionato. Partendo dal presupposto che da un bel pò di anni a questa parte, nell’immaginario collettivo, la Serie A appare credibile quanto una banconota da due euro.
Sembra che i depositari del verbo calcistico, titolari di una (presunta…) conoscenza enciclopedica dettata dall’aver giocato in passato ad altissimi livelli, non aspettassero altro che un errore, seppur gravissimo, per mettere in discussione lo strumento tecnologico ideato – teoricamente – con l’evidente intenzione di affidare alla revisione video la possibilità di evitare clamorose topiche arbitrali. O comunque, ridurre al minimo l’errore umano in tema di rigori assegnati, gol annullati, rossi diretti e scambi di identità per i cartellini.
Assodato che probabilmente il gol del 3-2 annullato a Milik in Juventus–Salernitana doveva essere convalidato, poichè Candreva teneva in gioco Bonucci, l’impressione generata dall’indegna gazzarra scoppiata all’indomani del torto subito dalla Vecchia Signora è che dalle parti dell’universo juventino non aspettassero altro che sputare veleno e mettere in discussione la video assistenza arbitrale.

VAR strumento di chiarezza
Del resto, la VAR è una macchina. Come tale, quindi, va interpretata. Nel senso che non sbaglia il supporto tecnologico, bensì chi, in quel momento, ne controlla e gestisce il funzionamento.
Ecco spiegato il motivo per cui l’AIA (Associazione Italiana Arbitri), generalmente restia a fornire sull’operato dei suoi tesserati qualsivoglia spiegazione, ha deciso di accantonare il solito atteggiamento omertoso, per comunicare con una nota Urbi et Orbi che le riprese di quella telecamera non erano fruibili agli addetti al Var. Impossibile, dunque, accorgersi che la posizione del giocatore granata teneva sostanzialmente in gioco il capitano bianconero.
In questo scenario, però, bisognerebbe chiedersi perchè fin dalla genesi della VAR, in casa Juve, nonchè in ambienti vicini alla galassia bianconera, sia nata una corrente di opinionisti vari e assortiti, palesemente intenzionati a generare continue perplessità all’utilizzo della tecnologia nel campionato italiano.
Manifesto il tentativo, con le loro polemiche trasversali, alimentate ad arte, di delegittimare la VAR, negando che in rapporto agli infinitesimali problemi prodotti, la cifra delle sviste cassate è talmente alta, da giustificarne statisticamente l’utilizzo massiccio.
Il caso Orsato, la famigerata Inter-Juventus dell’aprile 2018, è solamente la punta dell’iceberg. Perchè in quella stagione, l’assegnazione dello Scudetto venne subordinata non tanto alla mancata espulsione di Pjanic, quanto dallo “spegnimento” della VAR per circa tre mes: mani di Bernardeschi a Cagliari docet.

OpinioNiente prezzolati
In realtà, spesso alla VAR viene imputato di non aver fatto luce su episodi controversi. Mentre alcune volte sono proprio le decisioni dell’arbitro a gravare come un macigno sul risultato finale. Nello specifico, tutte la volte in cui, invece di affidarsi alla macchina, andando a rivedere l’episodio incriminato, opta per una scelta piuttosto che un’altra, basandosi esclusivamente sul suo insindacabile giudizio. In pratica, decide di non decidere, lavandosene bellamente le mani, novello Ponzio Pilato.
Al di là delle polemiche stucchevoli e pretestuose, che ormai fanno da corollario alla Serie A, urge sottolineare pure lo stato di decadentismo in cui è caduto il dibattito critico sul campionato.
Forse è giunta (finalmente…) l’ora di ridimensionare prepotentemente la figura degli ex calciatori, riciclati a vario titolo, da tv pubbliche e private. Specialmente quelli che discettano di qualsiasi argomento – dalla diagonale difensiva ai bilanci d’esercizio, passando dalla traumatologia al recupero infortuni – manco fossero i depositari del Pensiero Unico.
Torniamo a dare spazio a quelli bravi e davvero preparati. In giro ce n’è ancora qualcuno. Gli altri, la pletora di nulla facenti, buoni solamente a pubblicizzare sè stessi ed il loro punto di vista personalissimo, alla stregua degli appassionati che discutono animatamente al bar dello sport, andassero a trovarsi un lavoro.
Oppure ingannassero diversamente il tempo da pensionati di lusso. D’altronde, in giro ci sono così tanti cantieri da poter guardare e commentare.

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