Iezzo si confida, tra il Napoli di oggi e gli aneddoti della sua carriera

Gennaro Iezzo è stato il portiere dell’era post-fallimento. In realtà, il primo anno in serie C, a difesa dei pali del Napoli, si alternarono Emanuele Belardi e Matteo Gianello. Ma i risultati furono deprimenti. Quel Napoli mancò la promozione, nella finale play-off con l’Avellino, costringendo gli azzurri ad un altro anno di purgatorio in terza serie. Come sembrano lontani quei tempi. Adesso che l’obiettivo stagionale è lo scudetto. Sono cambiate le ambizioni. E dovrebbe essere migliorato anche lo stato d’animo dei tifosi. Invece, il momento che sta vivendo la squadra passa in subordine, rispetto al “fantomatico” caso-Reina. La probabile partenza del portiere al termine della stagione, tiene banco ancor più dell’inseguimento alla Juventus. E chi, se non Iezzo, può provare ad immedesimarsi in una situazione così delicata. Lui che ha dovuto sopportare un momento, nella sua carriera, in cui è passato dalla posizione di idolo, a sopportato di lusso. “A Catania, c’è stato un episodio poco favorevole con una piccolissima frangia di tifosi. Ero là da quattro stagioni e tutto l’ambiente mi considerava uno dei leader del gruppo. Così, intervenni pubblicamente per stigmatizzare l’aggressione nei confronti di Lulù Oliveira“. Iezzo fa riferimento a quanto accadde nel dicembre del 2002, con il Catania in piena lotta per non retrocedere. L’ex attaccante di Cagliari e Fiorentina, dopo aver realizzato una doppietta contro la Ternana, viene chiamato a gran voce dai tifosi sotto la curva. Oliveira, al contrario, imbocca il sottopassaggio, senza ringraziare il pubblico festante. A quel punto, non si sa bene come, alcuni tifosi riescono a raggiungere fin sotto la doccia Oliveira. E dopo averlo pesantemente insultato, lo colpiscono con pugni e calci. La pacatezza con la quale racconta questo episodio spiacevole, fa da contraltare al senso di appartenenza che Iezzo ha sempre stabilito con le squadre in cui ha militato. “Ho pagato in prima persona quell’intervento. Perchè la proprietà, (la famiglia Gauccin.d.c.) preferì non schierarsi. Trascorsi due mesi lontano da Catania. Neppure l’AssoCalciatori intervenne concretamente.  Una volta ritornato in città, il rapporto si era incrinato definitivamente. A fine stagione, me ne andai al Cagliari. Nonostante tutto, ho un ricordo bellissimo della mia esperienza siciliana”.

La scelta di Reina e l’orgoglio di indossare la maglia azzurra

Sulla scelta fatta da Pepe Reina, sulle visite mediche sostenute dallo spagnolo mentre il Napoli vive la scomoda transizione, da capolista a inseguitrice, Iezzo ha una idea precisa. Una considerazione dalla quale emerge palesemente l’orgoglio per la maglia azzurra. Ma anche la profonda stima per il portiere spagnolo. Nonchè il riconoscimento alla tifoseria azzurra di una profonda maturità. Procediamo con ordine. “Reina è un professionista esemplare. Come tale s’è sempre comportato. Fin’ora è stato un esempio ed un trascinatore, fuori e dentro il campo. Non credo che il pubblico potrà mai metterne in discussione l’impegno. Del resto, dopo che la società non ha voluto rinnovargli il contratto, la sua è stata una scelta quasi obbligata. Ha dovuto cogliere una opportunità di carriera. Se non lo avesse fatto, avrebbe corso seriamente il rischio che il Milan scegliesse un altro al posto suo. E lui si sarebbe ritrovato a scadenza e senza squadra per il prossimo anno”. Ecco, proprio l’atteggiamento tenuto dalla società nella gestione del caso-Reina viene sottolineato da Iezzo. “La società deve crescere ancora un pochino, se vuole inserirsi in pianta stabile tra i top-club. Avrebbe dovuto gestire diversamente la questione. Non portare a scadenza il contratto di Reina. Magari cederlo prima, oppure arrivare ad un accordo. Anche perchè in giro, nel ruolo, c’è davvero poca roba. E chi ha in organico un portiere affidabile, difficilmente adesso lo cede”. Sembra quasi una sentenza definitiva, quella rilasciata da Iezzo. Un’affermazione che, da un lato apre il campo alle ipotesi più svariate, circa la successione di Reina. Dall’altro, palese le sue preferenze verso una sorta di promozione interna. “Ho ascoltato tanti nomi. Specialmente di stranieri. Tra gli italiani, personalmente ritengo Mattia Perin uno dei più bravi in circolazione. Il profilo che servirebbe al Napoli è noto. Dovrà essere un portiere con determinate caratteristiche di esperienza. Quindi escluderei un giovane. Per il gioco che sviluppa la squadra, chiaramente dovrà essere abilissimo con i piedi. Sono convinto che il Napoli possa averlo già in rosa, il sostituto di Reina. Gigi Sepe ha tutte le potenzialità per difendere la porta azzurra. Bisogna solo dargli una possibilità. Lo conosco da ragazzino, l’ho visto crescere. Maturare tecnicamente e caratterialmente. Ecco, se devo evidenziare una caratteristica di Sepe, è proprio la sua grande forza mentale”.

Dalla Champions League alla serie C il passo è stato breve

Iezzo non ha paura di esporsi, con le sue dichiarazioni. D’altronde le spalle larghe non gli sono mai mancate. Il coraggio ha contraddistinto quella che definisce la scelta più importante maturata nella sua carriera di calciatore. Accettare l’offerta del Napoli. “Sono stato prima un tifoso e poi un calciatore del Napoli. Ricordo che andavo allo stadio, guardavo Giovanni Galli o Giuliano Giuliani difendere la porta degli azzurri e pensavo che un giorno sarebbe stato bellissimo essere al loro posto. Quindi, ho davvero realizzato un sogno quando ho accettato di scendere in C per giocare al San Paolo”. Non è male fare un breve excursus sul momento storico in cui si concretizzò proprio quel trasferimento. Iezzo lo ricorda con gioia, mista a orgoglio. “A Cagliari avevo disputato un girone di ritorno ad altissimi livelli. Pur essendo un esordiente in serie A. Si vociferava addirittura di una possibile convocazione con la Nazionale. Non nascondo che qualcuno, all’interno della società cagliaritana, mi suggerì addirittura di preparare il passaporto. C’era l’interessamento concreto di alcune squadre italiane per acquistarmi e dell’Aek Atene. I greci mi prospettarono un contratto a cifre importanti. Facevano la Champions”. Nel frattempo, Iezzo si godeva la sensazione di essere un uomo-mercato, guardando in tv i play-off promozione per la serie B. “Provai una profonda delusione quando il Napoli perse lo spareggio con l’Avellino. Anche perché mi era capitato di scambiare qualche telefonata nel corso della stagione con Edy Reja, che mi aveva espresso il suo interessamento. Qualche giorno dopo la finale, squilla il telefono e dopo i classici convenevoli di rito, Reja mi chiede se voglio far parte del progetto per riprovare a tornare subito in B. Devo essere sincero, pur pensando a quello che rinunciavo con l’Aek, il mister mi ha convinto subito…”

Da grande farò l’allenatore

La chiacchierata con Gennaro Iezzo volge al termine. Ma c’è ancora un punto da chiarire. Il suo futuro calcistico. “Voglio fare l’allenatore. E soprattutto, voglio rivivere l’esperienza bellissima di salire i gradini del San Paolo. Come allenatore del Napoli. Ma eventualmente anche come avversario. Ho avuto una esperienza in serie D a Sant’Antonio Abate. Ma proprio perchè sono una persona riconoscente e caratterialmente legata ad un certo modo di pensare ed agire, ho preferito dimettermi. Per tutelare il gruppo. Ad Avellino, con la Primavera, invece ho vissuto l’ambiente del settore giovanile di una squadra professionista. Ci sono tantissime differenze con il calcio dei grandi. Poche squadre fanno il campionato Primavera per consentire la formazione e la crescita dei giovani talenti. Troppe società, al contrario, si limitano a costruire delle rose poco competitive. Solo per evitare di pagare la penale della mancata iscrizione. La ritengo comunque una esperienza formativa. Ancora oggi mi sento con alcuni di quei ragazzi, cui mi lega un affetto calcistico e umano speciale!!!”.

Francesco Infranca

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